Lazzaro: l’Ancadic denuncia le esalazioni fognarie che rendono insonni le notti degli abitanti in contrada Oliveto
Un tempo nell’aria si spandeva il gradevole profumo della salsedine misto al gelsomino, specialmente in località San Vincenzo dove la pianta veniva coltivata, oggi invece giunge alle narici l’odore penetrante di fogna che ristagna nell’aria permeando di sé ogni cosa.
E’ surreale che sono state spesate oltre sette milioni di euro per un innovativo impianto di depurazioni dell’Oliveto e le criticità perdurano, anche se saltuariamente.
Con nota dello scorso 29 maggio 2021, l’ANCADIC segnalava alle articolazioni comunali di Motta SG e alla Prefettura di Reggio Calabria che da oltre due mesi il paese di Lazzaro era invaso soprattutto nelle ore serali da insopportabili pestilenziali odori fognari emanate dal depuratore dell’Oliveto.
Si rappresentava che tali emissioni odorigine e le sostanze nocive in esse contenute invadono le abitazioni creando forti preoccupazioni per la salute dei cittadini che si trovano a vivere una situazione di grave disagio fisico e psicologico, che compromette il normale svolgersi e la qualità della vita quotidiana, soprattutto danneggiano fortemente la salute di quelle persone affette da patologie oncologiche che in questo paese non mancano.
Si invitava l’Amministrazione comunale a intervenire con immediatezza per la soluzione definitiva della criticità. Il fenomeno olfattivo si è continuato a registrare nei giorni successivi, per ultimo per tutta la nottata tra il 22 e il 23 giugno, tant’è che intorno alle ore 5,30 mi recavo presso il depuratore dell’Oliveto e percepivo in modo discontinuo i miasmi provenienti dall’impianto.
Constatavo che l’alveo soltanto in quel tratto era stato interessato dallo scorrimento delle acque di n.d.d.. e lo stesso dal depuratore alla spiaggia è interessato da alta e fitta vegetazione spontanea che rappresenta pericolo d’incendio.
Riscontravo un intervento maldestro eseguito su un pozzetto di raccolta delle acque fognarie situato sotto il ponte ferroviario lato monte, giacché è stata collocata una tubazione in polietilene posta in alto e lungo il ponte ferroviario che scarica continuamente liquami nel precitato pozzetto, la cui copertura è rimasta sollevata per la presenza della tubazione.
Lo stato dell’arte ci induce a richiamare l’attenzione sulla relazione di sopralluogo redatta dai tecnici della Città metropolitana di Reggio Calabria
Unità di Progetto Speciale “Difesa del suolo e valorizzazione Demanio idrico”, a seguito di sopralluogo eseguito in data 2 settembre 2019 presso il vicino torrente Saitta su segnalazione dell’ANCADIC in cui si legge tra l’altro:: “”l’accertamento tecnico esperito ha consentito, altresì, di riscontrare che all’interno del torrente Saitta confluiscono tubazioni di scarico delle abitazioni adiacenti di incerta natura (acque bianche o acque nere), nonché la presenza di pozzetti d’ispezione presumibilmente relativi a condotta fognaria.
Quanto accertato impone un’attenta riflessione sull’uso del territorio ed in particolare delle aree demaniali fluviali la cui funzione è solo quella di far defluire le acque a regime torrentizio provenienti dall’intero bacino imbrifero che lo caratterizza”.
Da qui la necessità e l’urgenza più volte rappresentata nel corso degli anni dall’ANCADIC e dal Comitato Torrente Oliveto di delocalizzare soprattutto le condotte aeree idriche e fognarie e le pompe di sollevamento che si trovano nell’alveo fluviale che in caso di piena del torrente verrebbero spazzate dalle acque torrentizie con conseguenze gravissime per la salute dei cittadini, soprattutto per gli abitanti delle aree circostanti.
Sono state ancora una volta invitati gli Enti competenti a porre in essere quanto necessario al fine di realizzare le opere per rimuove la situazione di pericolo per la salute e la pubblica e privata incolumità.