Reggio Calabria: il garante per l’infanzia Marziale “per il caso del piccolo Matteo mi sono sentito raggirato”
Ha avuto luogo negli uffici del Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria, Antonio Marziale, l’audizione in merito alla vicenda del piccolo Matteo, il bimbo reggino autistico beneficiario di un’Ordinanza del Tribunale di Reggio Calabria, divenuta definitiva, che: “in parziale accoglimento della domanda cautelare, condanna l’Azienda Sanitaria di Reggio Calabria a provvedere, direttamente o indirettamente, in favore del minore ricorrente R.M. all’ erogazione di 15 ore settimanali di terapia con metodo ABA o, in subordine, a sostenere l’onere economico di tale terapia con conseguente diritto di rivalsa dei ricorrenti, tanto almeno fino al compimento del 12.mo anno di età.
All’audizione sono stati convocati dal Garante il Ministro della Salute, Roberto Speranza, il Commissario ad acta per il piano di rientro della spesa sanitaria della Regione Calabria, Saverio Cotticelli, i tre Commissari Asp Reggini, Giovanni Meloni, Domenico Giordano e Carolina Ippolito, insieme alla mamma del piccolino Angela Villani, accompagnata dall’Avvocato Stefania Pedà.
Il Ministro Speranza spiega Marziale ha attivato i propri uffici e sono stato contattato direttamente dal Direttore Generale della Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute, Claudio D’Amario, che mi ha assicurato il massimo interessamento alla vicenda del piccolino, aggiungendo di avere delegato il Gen. Cotticelli a presenziare all’audizione, il quale a sua volta mi ha telefonato per comunicarmi di non poter partecipare per ragioni di salute, chiedendomi di poterci incontrare già settimana prossima, i Commissari dell’Asp RC hanno invece mandato una nota in cui testualmente dichiarano: “Con riferimento alla convocazione pervenuta all’Ufficio di codesto Garante regionale in merito alla problematica in oggetto, si fa presente che questa Azienda Sanitaria ha assolto sinora compiutamente e continuativamente ai bisogni terapeutici ed assistenziali del minore in ottemperanza della normativa vigente in materia, nonché a quanto disposto dall’Ordinanza del Tribunale di Reggio Calabria RG n. 4050/2018, così come ampiamente già precisato sia alla parte interessata, sia pubblicamente”.
Presenti, invece, all’audizione la mamma del bambino e l’Avvocato Stefania Pedà, la quale, in corso di audizione, ha dichiarato: “Ad oggi nessuna terapia con metodologia ABA è stata garantita dall’Asp di RC. La mia assistita continua a provvedere privatamente e a sue spese alla cura del minore, peraltro al di sotto del monte ore accertato quale necessario in sede di giudizio stante l’onerosità delle cure. Mai nessuna proposta formale di cure presso un centro convenzionato è stata formulata alla famiglia.
La signora Angela è stata informata del fatto che in Calabria esistono due centri accreditati per la terapia ABA a Lamezia Terme e Cosenza, la cui praticabilità per un bimbo autistico potrebbe inficiare gli eventuali effetti della terapia stessa, considerando lo stress che dovrebbe affrontare con i viaggi.
Mai in ogni caso sono stati indicati i nomi delle strutture, terapisti di riferimento, piano terapeutico e modalità per raggiungere i centri a spese dell’Asp.
Nessuno ha risposto alle p.e.c. con cui veniva chiesto il rimborso delle spese per le terapie sostenute privatamente e corredate dal piano terapeutico. Ci troviamo al cospetto di una mancanza totale di informazioni che invalidano quanto dichiarato nella giustificazione inviata al Garante.
Non partecipare all’audizione è stata un’occasione sprecata ha concluso Stefania Pedà perché non si tratta di allontanare un “problema” deferendolo ad altre province, ma di garantire un servizio di pubblica sanità.
Come genitori ci sentiamo perplessi e umiliati per quanto dichiarato dall’Asp e per la mancata partecipazione all’audizione convocata dal Garante Marziale, che certamente avrebbe aperto uno squarcio di verità e chiarezza dovuta non solo al mio bambino ma a tutti i bambini che si trovano nella stessa sua condizione”: ha detto la mamma di Matteo.
Al di là delle maglie burocratiche della vicenda, mi sono sentito raggirato da una stretta di mano accompagnata da rassicurazioni, nel settembre dello scorso anno, da parte dei Commissari che in quell’occasione mi garantirono che da lì a pochissimi giorni Matteo avrebbe cominciato a fruire delle cure con il metodo ABA, come previsto dall’Ordinanza del Tribunale di Reggio Calabria e dalla legge ancor prima dichiara Antonio Marziale e non mi capacito come l’Asp non abbia inteso rispondere ad un’audizione istituzionale utile a risolvere una volta per tutte un caso che non dovrebbe nemmeno insorgere.
Nel leggere testualmente il testo della giustificazione all’odierna assenza, a firma della Commissione straordinaria, ove “si esprime apprezzamento altresì per ogni azione intrapresa dal Garante che vada nella stessa direzione e produca importanti sinergie nella crescita del sistema sanitario locale per la tutela della salute dei minori” mi si accappona la pelle, in quanto per sinergia intendo forza di uomini che lavoro insieme per un obiettivo comune, ma se nemmeno si presentano ad un confronto in sede istituzionale con la famiglia non vedo come e dove sia tangibile la sinergia, se non sul piano della cortesia formale e letteraria”.
Per il Garante: “Matteo è un cittadino italiano al quale le leggi dello Stato e la Dichiarazione universale sui Diritti dell’Infanzia riconoscono il diritto a curarsi, e sia chiaro che questo Ufficio lavorerà affinchè la vicenda abbia l’epilogo scontato e non auspicato. Mi viene da pensare che fin quando questi bambini saranno trattati come “pratiche” lo sforzo prodotto dall’Onu nel 1989 sia fortemente in salita”.