Reggio Calabria: Scopellitismo, Scopellitiani ed ex Scopellitiani nota della prof.ssa Antonella Postorino
Digito sulla tastiera la parola “Scopellitiani”, senza accorgermi della sottolineatura in rosso. Così incuriosita decido di fare una ricerca su internet, scrivo prima “Scopellitiani” e poi “Scopellitismo”, non esiste una definizione, ma solo tanti “articoletti” nei quali, l’abuso di questo termine, trova spazio nei limiti di una campagna mediatica denigratoria che infierisce contro un leader ormai uscito di scena: Peppe Scopelliti, ex sindaco di Reggio Calabria, nonché ex governatore della Calabria.
Ormai acclarato che, in certi contesti “la notizia” fa leva soprattutto sull’inconsapevolezza e sul pressapochismo, senza dare alcun peso a quanto sondato, cerco una definizione plausibile a questo termine, nella speranza di non dovermi più imbattere in chi, tra le righe, gioca con volgari illazioni, o in chi, nei limiti della sua grettezza, è convinto di aver a che fare con “nostalgici della politica” o addirittura con un “clan di appestati”… ad onor del vero, se lo fossero usufruirebbero dei servigi di quel potere mediatico che il “nulla” riesce a tramutare in “straordinario”.
Quindi… partendo dal presupposto che lo “Scopellitismo” non è un morbo né, visti i tempi, un virus letale, non vi è dubbio che gli “Scopellitiani” siano dei portatori sani di principi, ideali e soprattutto di tanta coerenza. Rappresentano una comunità in grado di sopravvivere anche senza il leader, con una visione di città che guarda avanti, esattamente come sono stati abituati a fare.
Si tratta di un gruppo unito da un forte senso di appartenenza, composto da professionisti, uomini e donne, giovani studenti e pensionati, che continuano a riunirsi quotidianamente, auto finanziandosi, per poter mantenere una sede nella quale condividere idee e confrontarsi sui temi che tormentano la loro amata città, lasciando aperte le porte a chiunque voglia incontrarli.
Ma perché dà tanto fastidio una comunità di cittadini che “sogna positivo”?
Se questi, uomini e donne, avessero tutto il potere di cui spesso si “urla”, non resterebbero certo dietro le quinte di una politica che fa e disfa, ogni giorno, a suo piacimento, fuori da quei giochi che non vedono nessuno a rappresentarli nei tavoli decisionali.
La prerogativa degli “Scopellitiani” è che non godono di alcun privilegio, né di incarichi, non occupano alcuna poltrona, ma semplicemente operano sul territorio, camminando nei quartieri per incontrare la gente comune, monitorando quanto accade nei tavoli del potere, fino a diventare elementi di disturbo, nonostante tutto, mossi da un’unica passione, il desiderio che Reggio torni “Bella e Gentile”.
In questi anni, con e senza leader, gli “Scopellitiani”, con umiltà hanno condiviso gioie e dolori, hanno toccato il fondo per rialzarsi in silenzio, hanno messo la faccia rischiando di perderla, hanno fatto anche scelte “inconsapevoli” restando ai margini di vicende che non li hanno mai visti protagonisti. Hanno legittimamente cercato un riscatto a tanta sofferenza, umiliati e messi al rogo, non una ma mille volte.
Hanno scelto di restare persone libere, senza ordini né imposizioni e ogni giorno, dopo ogni confronto, ognuno di loro torna a casa fiero e a testa alta.
Non si può negare che hanno una grande colpa, ma nessuno riuscirà a farli redimere, soprattutto se questa colpa è voler bene a Peppe Scopelliti. Ma come si fa a non voler bene a una persona che si è vista crescere, agire e difendere la sua terra? Come si fa a rinnegare l’unico politico che ha lavorato per il futuro della sua Città e della sua Regione (qui parlano i numeri e non il cuore)? Come si fa a non stimare chi si è sacrificato per errori commessi da altri e per essere stato un vero grande leader, forse scomodo, forse troppo potente per un territorio destinato a restare piccolo?
Per quanto riguarda Peppe Scopelliti, credo che abbia già pagato abbastanza, con pene che hanno sfondato il piatto destro della bilancia, per errori che in altri contesti non sono passati in giudizio. Così mentre lui resta lontano dalla politica, perché di politica non ne vuole più sapere, fuori si continua a inveire senza ritegno, spaventati persino dalla sua “ombra”.
Una cosa è certa, essere “Scopellitiani” (o affetti da “Scopellitismo”) non rappresenta nulla di cui spaventarsi o vergognarsi, perché paura e vergogna dovrebbero trovare fondamento in azioni ben più fondate e gli “Scopellitiani” di fondato hanno la loro identità, incorruttibile, invendibile e insindacabile. Per questo invito tutti, da oggi in poi, a chiamarli per nome e cognome, uno per uno e, quando serve, anteponendo il titolo davanti al loro nome.
Ma ancora un attimo, non voglio tediarvi… vorrei solo aprire una parentesi sugli “Ex-Scopellitiani”. Chi sono? Che fine hanno fatto? Vogliamo parlarne?
Se andassimo a ritroso e contassimo i numeri che hanno visto Scopelliti diventare sindaco (per ben due mandati) e poi governatore (unico governatore reggino nella storia della Calabria) allora dovremmo constatare che gli “Ex-Scopellitiani” sono veramente tanti… tantissimi, ma di loro nessuno ne parla. Ricordo tutti con Scopelliti quando era “alle stelle” e poi rapidissimi a defilarsi e posizionarsi sotto nuove bandiere, cambiando a convenienza rotta, colore, circostanza, alcuni addirittura rinnegando e diffamando. E sì… li ricordo: da amici di Italo ad amici di Peppe, da amici di Peppe, in un batter d’occhio ad amici di Mario e poi di Giuseppe. Questi gli “Ex-Scopellitiani”, a puntare il dito per primi, ma per questi non c’è vergogna? Tutto questo a voi… non fa paura?
A me sinceramente si… tanta.