Calabria

Calabria: sanità, per Federica Dieni «da media attenzione sospetta verso la regione»

federica dieni

«L’attenzione quasi morbosa che alcune trasmissioni tv nazionali dedicano alla sanità calabrese è piuttosto sospetta e ingenera il dubbio che si voglia dipingere a tutti i costi questa regione come una sorta di Stato canaglia che non merita più la considerazione e l’aiuto del potere centrale». Lo afferma la portavoce del Movimento 5 stelle alla Camera dei deputati Federica Dieni.

È importante intendersi subito per evitare ulteriori strumentalizzazioni: la sanità calabrese spiega la parlamentare è, ormai da più di un decennio, un groviglio di inefficienze, sprechi e malfunzionamenti; un vero e proprio moloch che, malgrado due lustri di commissariamento e un piano di rientro lacrime e sangue, non ha ancora esaurito la sua brama distruttrice e non è ancora stato capace di assicurare servizi davvero efficienti alla popolazione calabrese, né una severa razionalizzazione dei conti.

Questa la premessa, obbligatoria quando si vuol parlare con onestà di quello che è lo stato della sanità calabrese. Però a tutto c’è un limite. Non è più possibile continua Dieni assistere alla demonizzazione domenicale di una regione piena sì di problemi, ma di certo non unica ed esclusiva rappresentante e testimonial della malasanità italiana.

I solerti inviati delle trasmissioni tv più “attente” e i loro conduttori, costantemente quanto teatralmente indignati, dovrebbero perciò alzare un tantino lo sguardo e verificare che il marcio non alligna solo nella sanità calabrese o, più in generale, in quelle del Sud Italia.

Troppo facile fare inchieste così. Troppo facile e, soprattutto, poco originale. Perché sottolinea la portavoce 5 stelle, oltre a fotografare lo stato delle cose, le inchieste giornalistiche di alcune trasmissioni televisive non si soffermano mai, o quasi mai, sull’analisi delle cause del disastro sanitario calabrese, in modo da scoprire i motivi per i quali le cose non funzionano come dovrebbero? Perché, quasi sempre, si omette di sottolineare che se la sanità al Sud non funziona a guadagnarci potrebbero essere i sistemi sanitari privati del Nord? Perché non ci si vuol sforzare di capire che la malasanità del Sud è il prodotto di complessi fattori sociali, economici e politici e non solo della conclamata incapacità di una vasta parte della classe dirigente meridionale?».

Questo scenario non deve certo dare il “la” a una sorta di guerra tra regioni, né deve trascendere in un pregiudizio nei confronti del Nord, ma sono proprio queste le domande che i teletribuni odierni dovrebbero porsi prima di affrontare la questione sanità nel Mezzogiorno.

Siamo tutti ben consapevoli conclude Dieni dei gravi problemi del sistema sanitario calabrese, ma demonizzarlo continuamente, e senza un’analisi corretta dei fenomeni, produce solo indignazione diffusa da cui non derivano soluzioni concrete.

Niente di più facile, allora, che nasca un terribile sospetto: l’attenzione maniacale verso quel che succede in Calabria non è forse un modo per non affrontare altri scandali e, magari, anche per giustificare, in qualche misura, un possibile dirottamento di risorse pubbliche verso altre e più “produttive” zone del Paese?.

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