Saccomanno “sistema giustizia al collasso, spesso utilizzata per scopi diversi”
Sono decenni che si discute del sistema giustizia e del suo non corretto funzionamento. Tante ragioni evidenziate, ma non si è mai riusciti a guardare in faccia la realtà: spesso questa viene utilizzata per interessi diversi o si commettono gravi errori per incapacità ed incompetenza.
Nel passato vi era un controllo sui magistrati da parte del Ministero e delle Procure Generali che dovevano sorvegliare la corretta assunzione dei provvedimenti. Ricordo le statistiche sulle sentenze che dovevano accertare se quelle emesse venivano o meno confermate nei gradi successivi.
Ecco l’interesse del singolo magistrato a fare bene. Ora non esiste nulla di ciò e la difesa del corporativismo è diventata sempre più asfissiante.
La debolezza della classe politica ha consentito e consente ai magistrati di dettare il programma politico e di impedire al Legislatore di assumere provvedimenti dovuti e necessari. E quando vengono emessi atti illegittimi il povero cittadino non solo non sa a chi rivolgersi, ma rischia di diventare un bersaglio inerte!
La storia insegna e di casi ve ne sono migliaia. Voglio solo ricordare i quasi 100 processi intentati a Silvio Berlusconi, dai quali è uscito sempre indenne, escluso uno sul quale vi sono pesantissime ombre e forse sarebbe giusto rivederlo e commentarlo.
Giuridicamente aberrante e per il quale mio esposto sono stato oggetto di denuncia da parte dell’allora presidente della sezione di Cassazione, che, naturalmente, è stato archiviato da un magistrato che non poteva stravolgere le norme.
Potrei raccontarne mille di esempi, ma penso che oggi sia giusto, corretto e indispensabile valutare quello che sta succedendo a Palermo con il processo a carico del Ministro Salvini. Un fatto giuridicamente aberrante!
L’assunzione di una decisione, per la quale non si ha nemmeno certezza di chi l’abbia emessa, nello svolgimento delle proprie funzioni di ministro e nel rispetto dell’impegno preso con gli elettori, considerata come comportamento illecito, da un magistrato di cui si deve, sicuramente, temere, per il quale si rischiano decine di anni di carcere deve farci riflettere!
Su questa vicenda è indispensabile qualche ragionamento a difesa dei cittadini e, in questo caso, di un ministro, di un vice premier, di un segretario nazionale di partito.
Vi sono molte norme che impediscono di considerare fatto illecito una condotta rientrante nel mandato parlamentare e, in particolare, nell’azione di un ministro. Altrimenti, si potrebbe assistere allo sconvolgimento del sistema democratico e alla consegna dello Stato alla magistratura.
Nel mentre, comunque, il magistrato non risponde delle proprie azioni, anche se aberranti, l’eletto del popolo, anche nella esecuzione di atti di gestione dovuti, rischia di finire in galera per aver un giudice deciso che deve colpire. In questo caso, al contrario di tutte le categorie, il giudice rimane indenne da qualsiasi responsabilità o sanzione!
Cosa veramente aberrante! Unico rimedio a ciò è l’inserimento nella legislazione italiana di una norma che stabilisca che anche un giudice è responsabile delle proprie azioni e l’accertamento deve essere eseguito da un collegio terzo e no, sicuramente, lasciato alla determinazione dei suoi colleghi.
Si potrebbe dire che oggi esiste una norma in tal senso. Vero. Ma si contano sulle dita di una sola mano le sentenze che hanno condannato un magistrato, pur dinnanzi a fatti eclatanti ed a errori che hanno massacrato l’esistenza di persone perbene e di intere famiglie.
Soltanto con una norma di tal tipo, che non intacca assolutamente l’autonomia della magistratura, si potrebbe ovviare all’attuale insensata situazione.
D’altro canto, la categoria afferma sempre di lavorare nel rispetto della legge e, quindi, non si comprendono i timori manifestati e le barriere messe in atto per impedire l’approvazione di una norma di democrazia e civiltà giuridica.
Non è possibile e tollerabile che tutti paghino, a volte con giudizi molto discutibili, e nessun magistrato debba rendere conto del proprio operato.
Se non ci sono retropensieri la magistratura, che è anche garanzia di democrazia, non può che sostenere questa norma che è anche tutela per le condotte dei propri iscritti.
Giacomo Francesco Saccomanno – Avvocato