Reggio Calabria, gli adolescenti al centro dell’attività del Consultorio Spazio Zeta
Il bilancio di un anno di vita del Consultorio ha sollecitato riflessioni e strategie per creare una rete integrata di servizi di prossimità per le famiglie
Il bilancio del primo anno di attività del Consultorio Spazio Zeta, attivo nella sede del Centro Comunitario Agape a Reggio Calabria come una delle azioni del progetto Orientamento al futuro – finanziato con i fondi del PNRR e sostenuto dall’Agenzia per la Coesione territoriale per combattere la povertà educativa nelle periferie del Mezzogiorno di cui la Res Omnia Cooperativa Sociale è capofila – è stato l’occasione per un interessante seminario di formazione e una tavola rotonda sul benessere psicologico degli adolescenti e delle famiglie.
Una platea con centottanta iscritti dal mondo della scuola, università, chiesa, formazione, servizi sanitari, sociali e della giustizia, genitori e associazioni ha potuto confrontarsi con professionisti e rappresentanti istituzionali sui bisogni dei ragazzi e sulla necessità di creare una rete integrata di servizi di prossimità per le famiglie. In questa direzione, va la collaborazione tra la Cooperativa Res Omnia, l’Agape e la Cooperativa sociale Minotauro di Milano, che hanno unito competenze e progettualità per offrire alle famiglie con difficoltà economiche uno spazio clinico di ascolto e consulenza psicologica per adolescenti e genitori. “Bisogna cambiare i verbi con cui ci rapportiamo ai ragazzi in difficoltà – ha esordito Mario Nasone, presidente del Centro Comunitario Agape – Non colpevolizzare, sottovalutare, ma capire, agire, responsabilizzare, accompagnare ed il Consultorio Spazio Zeta è segno di questa nuova cultura”. “Una risposta competente al malessere degli adolescenti” per Nadia Denisi, presidente della Cooperativa Res Omnia, che sulla cooperazione tra professionisti, l’integrazione dei processi, la formazione continua e l’empowerment, fonda la sua stessa esistenza.
Ed innovativo è il modello psicoanalitico adottato nel Consultorio e sperimentato nei 40 anni di attività con 12 mila utenti dalla Cooperativa Minotauro, che ha formato le tre psicoterapeute dello Spazio Zeta secondo la visione del sintomo non come malattia mentale a priori, ma come possibile blocco nel percorso di crescita. Anna Arcari, vicepresidente del Minotauro, vede riflesse nella sofferenza dell’adolescente le criticità della società e di genitori cinquantenni che, mentre faticano con i figli, non si riconoscono più nel loro corpo che cambia, sostengono il peso della vecchiaia dei genitori e magari vivono anche un momento di ridefinizione del rapporto di coppia. E se un antico proverbio africano ci ricorda che “per crescere un bambino ci vuole un villaggio”, Arcari ha sottolineato come gli interventi socio-educativi debbano essere rivolti al contesto, non solo ai singoli, interrogandosi sulle risorse e non sulle carenze dell’adolescente, per non cadere nel grande rischio di riportarlo all’infanzia e trattarlo come un bambino incapace. “Per aiutarlo – ha spiegato – bisogna raccogliere tutti gli sguardi, ascoltare i genitori, gli insegnanti, il prete dell’oratorio e ogni altra figura che si relaziona con il ragazzo”.
Ed è così che hanno operato le psicologhe e psicoterapeute Enrica Valle, Anna Maria Chiaia e Roberta Racinaro, presentando il Consultorio Spazio Zeta nei quartieri e nelle scuole, interfacciandosi con gli assistenti sociali ed il servizio di Neuropsichiatria infantile per intercettare i bisogni e lavorando poi ognuna con una figura diversa della famiglia in difficoltà (l’adolescente, la madre e il padre) per unire le diverse visioni. Ventotto nuclei familiari seguiti e seicento accessi sono i numeri di 11 mesi di intensa attività. Due tirocinanti psicologhe hanno risposto alle telefonate e alle segnalazioni, secondo una scheda predisposta dall’equipe, ed anche ai casi che non è stato possibile seguire sono state date risposte orientanti, per trovare velocemente sul territorio altre soluzioni. Sabina Licursi, docente associata di Sociologia generale all’Unical, ha portato nel seminario i risultati del lavoro di ricerca Ripartire (Rigenerare la partecipazione per innovare la rete educante), svolto tra gli adolescenti di cinque città per contrastare la povertà educativa sperimentando un modello di partecipazione civica nelle scuole e nei territori. Per la professoressa Licursi, il presupposto per ogni relazione con gli adolescenti è riconoscerne il valore oggi, e non per quello che saranno nel futuro, e ascoltare i ragazzi affinché accompagnati da adulti competenti possano immaginare e creare spazi e politiche a loro misura. Gli adolescenti hanno lamentato l’inadeguatezza della scuola, il bisogno di insegnanti appassionati con cui stringere alleanze e di spazi reali in cui socializzare e potere essere parte attiva della comunità. “Bisogna ascoltarli in maniere efficace – ha rimarcato la psicologa Roberta Racinaro – i ragazzi sono innovativi, creativi, rivoluzionari, mentre i genitori spesso spariscono o sono presenti in maniera invasiva”.
Insomma, il Consultorio Spazio Zeta funziona, si pone come modello per il territorio comunale e regionale e colma un grosso vuoto di servizi per gli adolescenti perché – come hanno ammesso l’assessore al Welfare del Comune di Reggio Calabria, Lucia Nucera, e la responsabile Area minori e famiglie, Maria Grazia Marcianò – finora, con le risorse disponibili, è stata data precedenza all’infanzia. Per il consigliere delegato, Giuseppe Marino, è il momento di mettere a sistema progetti e fondi di Comune e Città metropolitana per rafforzare gli interventi e fare in modo che le risorse economiche siano affidate a chi si trova in prima linea nel lavoro con gli adolescenti. E che percorsi eccezionali come quello del Consultorio – ha ribadito Pasquale Neri, Portavoce del Forum Terzo Settore di Reggio Calabria – diventino prassi, percorsi di normalità. Del nuovo Piano regionale del Welfare, e degli 87 milioni di euro destinati ai progetti per le fragilità, ha parlato il funzionario regionale del Dipartimento Lavoro e Welfare, Giovanni Latella, assicurando come la nuova pianificazione stia andando verso l’integrazione socio-sanitaria. In quest’ottica è fondamentale che gli amministratori conoscano i bisogni e le buone pratiche sul territorio. “Ma non è così scontato che le istituzioni collaborino col Terzo settore, nonostante i nuovi riferimenti legislativi – ha incalzato Cristina Ciccone, Rappresentante della Rete Elpida – Ci sono grosse parti del privato che stanno operando per sostituire il pubblico, mentre risulta vincente affrontare la complessità della realtà con reti che si muovono in logica orizzontale, alla pari, sperimentando nuovi modelli di governance collaborativa e partecipativa”. Insomma, ha concluso Ciccone, lo scenario per essere davvero incisivi è quello dell’amministrazione condivisa, che va oltre la ben nota corresponsabilità.
Parole di pietra sono state quelle di Marco Rossi-Doria, una vita da maestro, sottosegretario all’Istruzione ed ora presidente dell’Impresa sociale Con i Bambini, soggetto attuatore del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, che ha finanziato circa 700 progetti in tutta Italia, con un contributo complessivo di oltre 425 milioni di euro. Ricordando come, attraverso questi progetti, sono state messe in rete oltre 9 mila organizzazioni, tra Terzo settore, scuole, enti pubblici e privati rafforzando le “comunità educanti” dei territori, Rossi Doria ha insistito su un sistema sociale-politico-antropologico da ripensare per cedere potere alle nuove generazioni. “Tre milioni di bambini e adolescenti in povertà assoluta – ha affermato – e non c’è pensiero politico per loro. Bisogna costruire insieme, pubblico e privato, un marchingegno di ricostruzione riparativa, creare occasioni, avventure, spazi per i ragazzi e lasciarli liberi di decidere come utilizzarli. Gli educatori devono affiancarli, ma bisogna anche accettare i loro sbagli. Ascoltare, essere coerenti, dare l’esempio, sono le azioni fondamentali della relazione”.
Seguendo queste preziose indicazioni, a Reggio Calabria ci sarà molto da lavorare nei prossimi mesi, grazie all’inclusione con altre 14 città nel bando “Organizziamo la speranza” dell’Impresa sociale Con i Bambini. Ai quartieri di San Giorgio, Modena e San Sperato, sono stati destinati tre milioni di euro per promuovere un cambiamento significativo e visibile. “È un bando innovativo, a partecipazione, non a selezione – ha specificato Rossi Doria – è una grandissima sfida nei territori per rendere finalmente incisive le politiche che riguardano i ragazzi”.
E la speranza è che anche il Consultorio Spazio Zeta possa continuare ad ascoltare ed aiutare gli adolescenti, oltre la scadenza già fissata per la prossima primavera del progetto Orientamento al futuro.