Calabria

Emozioni alla scuola d’Italia di New York per i racconti del giornalista Emilio Buttaro

La Scuola d’Italia di New York Guglielmo Marconi ha ospitato mercoledì scorso l’evento “Incontri speciali in 40 anni di Bel Paese”, il racconto di 4 decenni di attività giornalistica di Emilio Buttaro.

All’incontro hanno partecipato i docenti e gli studenti liceali dell’Istituto, autentico fulcro per la comunità italiana di New York.

Nel suo intervento introduttivo il Preside della Scuola, Dr. Michael Cascianelli ha spiegato: “E’ un onore ospitare un giornalista di grande prestigio che in 40 anni di attività ha intervistato e conosciuto una miriade di personaggi illustri. Lui rappresenta un punto di riferimento per le comunità italiane all’estero. Mi auguro che la sua presenza possa essere fonte di ispirazione per i nostri studenti”.

Emilio Buttaro ha parlato della sua passione per il giornalismo nata in tenera età ma anche del suo impegno per gli italiani all’estero. “Essere un ponte tra l’Italia e il mondo – ha spiegato il cronista – portare un po’ di Bel Paese a chi vive lontano dai confini nazionali è un qualcosa di indescrivibile, una gioia che rimane dentro a lungo”.

L’incontro è stato moderato impeccabilmente dalla professoressa Stefania Stipo, insegnante e amministratrice presso La Scuola d’Italia Guglielmo Marconi di New York, e dal cav. Josephine A. Maietta, presidente dell’AIAE (Association of Italian American Educators).

Durante i suoi racconti Emilio Buttaro ha ripercorso 40 anni di Bel Paese attraverso le sue interviste ad autentiche icone dello spettacolo e dello sport italiano. Non sono mancati i racconti e gli aneddoti riguardanti personaggi italoamericani o comunque particolarmente legati agli Stati Uniti.

Parlando di Sylvester Stallone ha detto: “Lo incontrai nel 2006 durante l’affollatissima conferenza stampa di Miss Italia. Lui era il presidente della giuria ed in quell’occasione parlò del suo legame straordinario con il Bel Paese, delle sue origini italiane. Alla fine dell’incontro gli chiesero: ‘Nella vita ti senti più Rambo o Rocky?’ E lui sorridendo rispose: ‘La mattina mi sento più Rambo, poi faccio colazione, bevo il caffè italiano e divento Rocky’. Standing ovation per quella risposta che il giorno dopo diede il titolo a tutti i giornali non soltanto italiani”.

Poi il racconto di altri incontri e del più emozionante, quello con Pelé. “Intervistare un’autentica leggenda come Pelé credo rappresenti il sogno per tanti cronisti. Quel giorno a Milano in occasione della presentazione alla stampa del film che porta proprio il nome dell’asso brasiliano, lui continuava a regalare emozioni proprio come faceva sui campi di gioco. Lui che ha 17 anni ha vinto il primo dei suoi 3 Mondiali e che ha concluso la carriera qui nel New York Cosmos”.

Il giornalista ha parlato del filo conduttore di questi 40 anni: “La passione è rimasta sempre intatta nel tempo. Riguardando tutte le mie foto penso che ricomincerei tutto daccapo perché anche se adesso ho i capelli grigi mi sento sempre quel ragazzo di 16 anni che nel 1984 iniziava a inseguire i suoi sogni”.

Gli studenti hanno dimostrato grande interesse seguendo le immagini che scorrevano alle spalle del giornalista e delle moderatrici riguardanti le interviste e gli incontri più significativi.

Entusiasmo poi da parte dei ragazzi quando il giornalista ha parlato di un’intervista che vorrebbe presto realizzare. “Non sarà facile ma spero di poter incontrare Jannik Sinner, un ragazzo straordinario sempre alla ricerca di un miglioramento continuo. Nonostante lui sia il numero uno al mondo continua a fare cose normali come ad esempio parlare con un raccattapalle. E’ un grande esempio per i giovani e non solo e credo che proprio la normalità sia il suo colpo migliore”.

I ragazzi hanno rivolto alcune domande al cronista sia sui cambiamenti del giornalismo che sui personaggi intervistati.

E alla fine Emilio Buttaro ha spiegato: “Poter raccontare i miei incontri speciali a New York ha rappresentato per me una grande emozione. Oggi per me la realtà ha superato il sogno. Il mio sogno americano”.

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