Almeno due i motivi per dire “NO” alla fusione
di Pietro Mari*
Vi sono tanti motivi per dire NO al progetto regionale di Fusione di Comuni, inteso a creare a freddo una nuova città che inglobi il capoluogo Cosenza con Rende e Castrolibero.
Il primo è di carattere istituzionale, perché sarebbe la prima volta che il Presidente di una Regione
a Statuto Ordinario si attribuisce il potere di sciogliere -per Decreto- Consigli Comunali
democraticamente eletti.
-Una Unione di Comuni rispetterebbe le autonomie, la fusione proposta da Occhiuto
NO.
Si tratta di una procedura arbitraria ed inaccettabile, soprattutto se si considera che l’autonomia
decisionale dei Comuni è invece pienamente rispettata nelle norme che regolano l’UNIONE DI PIU’
COMUNI (Legge Del RIO) già utilizzate con successo in diversi contesti anche calabresi, in cui, per dare
inizio al programma di Unione, sono necessari prioritariamente:
1) una dichiarazione d’intenti formulata in autonomia dai Sindaci dei Comuni interessati
all’Unione;
2) l’approvazione nei Consigli Comunali di un documento in cui sia manifesta la volontà politica di
costituire l’Unione;
3) la definizione di un Piano Strategico in cui si definiscano: l’identità, le funzioni, gli obiettivi, le
risorse, le strategie di sviluppo e l’organizzazione burocratica dell’Unione;
4) la definizione dell’Atto Costitutivo e dello Statuto dell’Unione che devono essere approvati con
Delibere dei Consigli Comunali.
5) Un Referendum in cui i Cittadini dei Comuni approvino, a maggioranza, l’Unione.
La Fusione, che OCCHIUTO, vorrebbero imporre, invece, ignorerebbe del tutto le prerogative
dei Consessi democraticamente eletti dai cittadini, previste nelle norme vigenti e tutelate dalla
Costituzione.
-Necessaria una diversa visione urbanistica
Il secondo motivo è di carattere tecnico e riguarda la programmazione urbanistica e lo sviluppo
strutturale del territorio dei Comuni interessati all’Unione.
Una attenta ed oculata lettura della pianificazione urbanistica che si può legare al programma
della Fusione si basa su un asse principale di mobilità Sud-Nord, lungo le direttici della vecchia
S.S.19 – oggi SP241- ed i consolidati quartieri residenziali ad essa limitrofi, con un profilo socio-
economico collegato esclusivamente al commercio locale ed al terziario, ma che finirebbe per
emarginare del tutto non solo i Centri Storici di Cosenza, Rende e Castrolibero, ma anche i
territori, a vocazione agricola, di Gergeri a Cosenza e di Santa Rosa a Rende, oltre a rimarcare le
funzione di “quartiere dormitorio” della zona residenziale a nord-ovest del fiume Campagnano in
territorio di Castrolibero.
Si tratta di una visione di sviluppo territoriale molto limitata, che contrasta con i più moderni
orientamenti dell'Urbanistica in cui, superando la logica dei vecchi PRG, basati sullo sviluppo
edilizio residenziale e sugli standard ad esso collegati, si indicano nei nuovi Piani Strutturali gli
strumenti necessari per la salvaguardia e la sostenibilità ambientale del territorio. La moderna
Urbanistica, peraltro promossa anche nel Q.T.R.P vigente in Regione Calabria, impone Visione
della programmazione, in cui, partendo dalla valutazione dei punti di forza e di debolezza
dell’intero territorio interessato, oltre alla valorizzazione delle emergenze paesaggistiche ed
architettoniche, si riesca a dare il giusto peso allo sviluppo organico dei diversi settori economici
nei comparti territoriali ad essi vocati: al Settore Primario che comprende l'agricoltura, al Settore
Secondario che comprende l’artigianato e l'industria, al Settore Terziario che comprende i servizi.
-Un Piano strategico di sviluppo socioeconomico del territorio
Solo un Piano Strategico di sviluppo socioeconomico, che metta in evidenza e promuova le
effettive vocazioni dei comparti urbani, potrà garantire la corretta formazione di una Città Nuova,
ampliata e finalizzata a soddisfare la diffusa domanda di benessere urbano, sicurezza abitativa,
sviluppo sociale ed economico.
La proposta di fusione, promossa da OCCHIUTO, non tiene in alcun conto la possibilità di
anteporvi le premesse per la formazione di un Piano Strutturale e di un concreto Piano Strategico
di sviluppo, perché esclude ogni possibilità di includere nel progetto i territori a vocazione
principalmente agricola ed artigianale della Presila e delle Serre, che nei secoli hanno
rappresentato la cifra economica dell’area urbana cosentina, cioè di quel comparto territoriale che
può, a giusta ragione, definirsi “Città Policentrica”.
Basterebbero i due motivi sopra elencati per definire la proposta di Fusione del tutto inaccettabile,
tuttavia, riconoscendo all’attuale Governatore della Calabria un notevole acume politico ed una
concreta esperienza amministrativa, ci si deve chiedere come mai ha ritenuto di avallare una tale
proposta di fusione.
A meno che non debbano ritenersi fondate le osservazioni di chi pensa che la formazione di una
nuova Città nasconde lo scopo di:
– favorire la dislocazione dell’Ospedale di Cosenza, già individuata dalla Regione a Vaglio Lise, in
una diversa zona del territorio;
– giustificare la realizzazione di nuovi insediamenti di edilizia residenziale, con ulteriore consumo
di suolo, non possibile nella attuale pianificazione urbanistica delle tre città separate.
* Ing. Pietro Mari, già assessore con delega
all’urbanistica ed al Piano Territoriale della
Provincia di Cosenza.