Piazza del Popolo: il coraggio va supportato
Contrasto all’abusivismo, riqualificazione e diritto al lavoro devono camminare assieme
Il degrado di Piazza del Popolo ha spinto l’amministrazione a intervenire. Dopo anni di abusivismo e abbandono, la storica piazza di Reggio Calabria è destinata ad una nuova vita. La decisione di riqualificare l’area ha innescato un dibattito tra chi vede nella rigenerazione un’opportunità e chi teme la perdita di un pezzo di storia.
NOTA INTEGRALE
Erano gli anni ’90 quando il Sindaco “professore”, Italo Falcomatà, decise di porre mano a qualcosa cui nessuno mai aveva osato prima: il famoso “mercatino” di Piazza del Popolo.
Allora, per chi non c’era, i “banchi” degli operatori erano divenuti quasi delle postazioni fisse; con tanto di tetti in lamiere: un vero e proprio baraccamento.
Il coraggioso Italo decise di riordinare l’area mercatale liberando la piazza che, per la prima volta, tornò disponibile alla cittadinanza anche per altre funzioni.
Fu un atto ritenuto “storico”; a più livelli; tanto che al Sindaco della “primavera” di Reggio costò un attentato incendiario al portone di casa e, da lì in poi, il camminare sempre con la scorta.
Reggio usciva da poco dalla sanguinosa guerra di mafia; quel gesto divenne un simbolo fortissimo e potente a livello socio-culturale oltre che politico-amministrativo.
Il messaggio che arrivò alla popolazione fu molto chiaro: la città, nonché quella piazza, è di tutti i cittadini e non solo di alcuni.
I primi concerti durante le feste mariane furono proprio opera di Italo Falcomatà; alcuni assolutamente indimenticabili: da Battiato a De Gregori, Branduardi, Carmen Consoli e tanti altri illustri artisti del panorama nazionale.
Nell’ultimo decennio quest’area mercatale, come tante altre su territorio nazionale, si è via via svuotata di operatori (soprattutto del settore alimentare) che hanno optato per la vendita al dettaglio su sede fissa.
Il luogo storico e simbolo del “mercato del popolo” si è trasformato completamente in altro.
Al “mercatino” degli anni ’90 si faceva fatica a camminare tra i banchi; tanti erano i venditori e tanta la gente; in questo degli ultimi anni, purtroppo, la situazione ha subìto una trasformazione radicale.
Gli operatori del settore alimentare e quelli dell’abbigliamento sopravvissuti ai processi economici di mercato ed ai tempi di crisi sono rimasti in pochi; attorno a questo nucleo “storico” si sono affiancate altre categorie prima del tutto sconosciute ed al di fuori del circuito del “mercatino”.
Infatti, agli attenti osservatori, non può essere sfuggito che in piazza sono arrivati moltissimi venditori improvvisati (privi di licenza e di alcuna qualifica di “ambulante”) che, per tirare su la giornata, portavano in piazza oggetti e materiali di ogni tipo; spessissimo recuperati da svuotacantine o direttamente tra “rifiuti” dentro i cassonetti o in discariche.
Quel “mercatino delle pulci” della domenica, prima alla pineta Zerbi, aveva già vissuto questo processo di degrado; tanto che fu sgomberato per la condizione di insostenibilità in termini di controllo, igiene e sicurezza.
Un provvedimento che costrinse operatori in regola e volenterosi a creare una vera e propria “scissione” creando, grazie ad una specifica associazione, un mercatino delle pulci molto ordinato e pienamente in regola nell’area sotto la Stazione Lido (ad oggi attivo e regolarmente funzionante).
Tutti i “profughi” della pinetina Zerbi si sono riversati a piazza del Popolo con conseguenze importanti ad ogni livello: in primis su un sistematico smaltimento illecito di rifiuti ingombranti e di ogni tipo (in pratica buona parte del materiale “invenduto” della giornata). Da anni, sotto gli occhi di tutti, a fine mercato della domenica venivano concentrati, in un angolo della piazza, tonnellate e tonnellate di materiali variegati: mobili, elettrodomestici, vestiti, elementi di arredo, sanitari ecc.
Attività posta in essere anche con una forma di “auto-organizzazione” con “personale” addirittura retribuito con piccoli contributi (2 euro circa a testa) da parte di ogni espositore: una persona o due, con carrelli della spesa, andavano in giro per la piazza a raccogliere tutto l’invenduto lasciato in terra per scaricarlo poi sotto il Tar e recentemente a ridosso della mai completata “Casa delle Associazioni”.
Il tutto svolto in modo completamente arbitrario, illegale ed abusivo.
Durante la settimana parte dei venditori della domenica hanno sempre trovato spazio sui marciapiedi attorno alla piazza ed alcuni sempre all’interno della piazza; ormai divenuto un presidio fisso anche per loro.
A migliaia di cittadini sarà balzato agli occhi che spesso, nella scalinata sotto il Tar, alla domenica c’era un gruppo preciso di venditori di prodotti di dubbia provenienza; verosimilmente (a tal proposito ci sono state operazioni di polizia precise anche in provincia) merce rubata in supermercati e non solo.
Nel caos generatosi in piazza in questi anni ormai non si distingueva più il bene dal male: il regolare dall’irregolare. A pagarne le spese, senza alcun dubbio, quegli operatori o quei semplici privati che agivano in buona fede ed in buona coscienza; nel rispetto delle più elementari regole di civiltà.
Sono stati in tanti, non solo stranieri ma anche reggini, che in condizioni di precarietà economica hanno visto in quel mercatino l’opportunità di racimolare qualcosa per sopravvivere; svolgendo spesso una funzione anche interessante di riutilizzo di merce e prodotti destinati alla discarica reimmessi in circolo e resi di nuovo disponibili ad un rinnovato utilizzo. Un processo che sarebbe potuto e dovuto divenire virtuoso, da sostenere anche a livello istituzionale; invece ha prevalso l’azione incontrollata di soggetti senza scrupoli che ha vanificato anche questa realtà oggettivamente positiva.
Il “mercatino” di Piazza del Popolo non era più, da tempo ormai, neppure il lontano ricordo del mercatino storico che abbiamo conosciuto da generazione in generazione. Il degrado igienico-sanitario era tale da non poter neppure concepire di poter effettuare vendita di prodotti alimentari e la fruizione della piazza era divenuta difficoltosa anche per i più affezionati cittadini. Frutta e verdura, cassette, pedane, scatoli e cianfrusaglie di ogni genere ogni giorno puntualmente abbandonati in terra; con un impiego di risorse pubbliche, mezzi e uomini non indifferente.
Anche dal punto di vista storico-architettonico la piazza è ormai del tutto irriconoscibile, salvo la recente ristrutturazione della sede del Tar, e richiede un serio intervento di riqualificazione.
Ha fatto bene, pertanto, l’Amministrazione comunale a mettere un punto a questa condizione di degrado ed inaccettabile illegalità.
Ha fatto bene, soprattutto, nell’ottica di assegnare una nuova funzione alla piazza quale area per eventi, concerti e pubbliche iniziative; di cui già è stata teatro naturale con enormi riscontri negli anni.
Una scelta opportuna, necessaria e doverosa; una scelta, anche questa, coraggiosa che ricollega Giuseppe Falcomatà al padre Italo con un filo rosso della memoria che non possiamo trascurare.
La scelta di riqualificazione non esclude, tuttavia ed in alcun modo, la ricollocazione degli operatori in regola ed il processo necessario di regolarizzazione di chi vuole lavorare nel rispetto delle norme più elementari.
Anche gli stessi espositori-venditori della domenica potrebbero costituirsi in associazione seguendo l’esempio virtuoso del mercatino delle pulci sotto la stazione Lido; quale sarebbe mai la difficoltà? Quali gli impedimenti? Il Comune, pare, si sia reso ampiamente disponibile in tal senso.
Il diritto al lavoro, per quanto ci riguarda, è sacro e va tutelato; soprattutto in questo periodo storico.
Lavorare, tuttavia, non significa violare altri diritti ed altri doveri; va fatto nel rispetto della popolazione e degli spazi che, ricordiamolo, sono patrimonio collettivo di tutti.
Siamo convinti che serva un processo di confronto con associazioni di categoria, comitati o anche singoli soggetti che vogliano operare onestamente; perché la democrazia è proprio la concertazione dentro le regole civili.
Stupisce ed allarma, piuttosto, la strumentalizzazione di quello stesso cdx che fino a qualche mese fa faceva comunicati allarmanti e dirette social per denunciare il degrado di piazza del popolo chiedendo interventi a Palazzo San Giorgio ed ora addita il Sindaco come fosse l’aguzzino degli onesti “padri di famiglia”.
Stupisce, ancor di più, quella destra “dura e pura” (almeno nella teoria) che fa bandiera di legalità e regole da sempre e che ora, piuttosto, avversa l’Amministrazione Comunale su questi temi solo per puro interesse politico-elettorale.
Salvini lo sa, ci chiediamo, che i suoi consiglieri comunali della Lega contrastano questa scelta che vuole porre fine ad illegalità, abusivismo e degrado in questa storica area cittadina?
A livello nazionale parlano sempre di “emergenza sicurezza”, di immigrati irregolari, di sgombero degli abusivi (ad ogni livello) ed a Reggio cambiano registro?
Queste dovrebbero essere battaglie comuni di ogni partito che si muove all’interno delle Istituzioni e secondo i principi democratici del dettato costituzionale; invece questo cdx (caso politico abbastanza singolare) gioca ad esasperare gli animi e ad accentuare la conflittualità tra parti sociali ed istituzioni piuttosto che individuare soluzioni praticabili, legali e di ampia concertazione.
Il nostro movimento è e sarà sempre vicino a chi vuole operare per vivere nel rispetto delle regole; nella piena convinzione che quella situazione era divenuta insostenibile e poco conveniente anche per gli stessi commercianti (quel degrado ha allontanato moltissime persone dalla piazza).
Siamo convinti che riqualificazione della piazza e diritto al lavoro non si escludano; perché legalità, giustizia sociale e democrazia possono e devono camminare sullo stesso binario.
Chi cerca di sciacallare su questa situazione sfruttando rabbia ed esasperazione si assuma la responsabilità politico-morale di qualsiasi conseguenza e scelga se essere Istituzione o agitatore di popolo.
Reggio Bene Comune