Comitato No Ponte “dal governo nazionale uno schiaffo ai calabresi”

Solo un mese fa il Presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, annunciava trionfalmente che la sanità calabrese sarebbe presto uscita dal commissariamento, grazie a una delibera del Consiglio dei Ministri.
In quella occasione, ribadiva il suo impegno per la chiusura del piano di rientro e il miglioramento dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA).
Noi calabresi conosciamo fin troppo bene lo stato disastroso del nostro sistema sanitario, e quel presunto miglioramento dei LEA non corrisponde certo alla realtà vissuta quotidianamente da chi si reca nei nostri pronto soccorso o frequenta i nostri ospedali e strutture sanitarie.
Tuttavia, l’annuncio dell’uscita dal commissariamento non poteva che suscitare un senso di sollievo: questa prospettiva avrebbe significato restituire alla politica la gestione della sanità in Calabria.
E non certo per fiducia nella classe politica regionale, ma perché la fine del commissariamento avrebbe tolto loro l’alibi secondo cui non potevano intervenire direttamente sulla sanità.
Inoltre, avrebbe dato maggiore forza ai comitati nati per difendere la sanità pubblica calabrese, restituendo ai cittadini la possibilità di incidere con le loro lotte nei territori.
Invece, ieri è arrivata la doccia gelata: il Consiglio dei Ministri ha dichiarato lo stato di emergenza per il sistema ospedaliero della Regione Calabria.
Altro che miglioramento dei LEA! Altro che uscita dalla crisi! Siamo di fronte a un nuovo commissariamento, con poteri straordinari che consentono di derogare a norme di legge e vincoli di bilancio.
Una misura di questo tipo è prevista solo in casi di eventi eccezionali come terremoti, incendi, alluvioni o crisi sanitarie di portata straordinaria. Eppure, dopo 15 anni di commissariamento e di piani di rientro fatti di lacrime e sangue, il nostro sistema ospedaliero è ancora talmente devastato da richiedere lo stato di emergenza!
Questa è l’ennesima dimostrazione che né al Governo nazionale né a quello regionale importa davvero della Calabria e dei calabresi.
Roma e Catanzaro continuano a trattare la nostra terra come una colonia da sfruttare, abbandonandola quando si tratta di garantire diritti fondamentali come quello alla salute, ricorrendo a “misure speciali” solo per mascherare le proprie responsabilità e aggirare ogni vincolo di trasparenza e giustizia.
In un momento storico in cui le classi dominanti e i governi investono in armamenti e opere inutili e dannose come il Ponte, l’unica vera speranza per la Calabria non risiede in questa classe politica incapace e complice, ma nelle tante resistenze attive presenti nella nostra regione: nei comitati che si oppongono alla chiusura dei presidi sanitari, nella lotta per la difesa dell’ambiente, nelle mobilitazioni per infrastrutture realmente utili ai cittadini.
Solo da queste esperienze di partecipazione e conflitto può nascere un’idea di futuro sostenibile e una Calabria possibile.
Come Movimento No Ponte, crediamo che sia urgente costruire un fronte comune tra tutte queste realtà, per dare voce e forza alle lotte dei territori e per immaginare insieme un’alternativa concreta. È tempo di unire le resistenze e costruire un percorso condiviso per la difesa dei nostri diritti e della nostra dignità.