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Klaus Davi: ‘ndrangheta, Gratteri rivela “boom di intercettazioni svelano omosessualità boss”

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Crolla un mito, quello del mafioso sciupa femmine e play boy veicolato da tanta letteratura e cinematografia d’antan. E a dirlo non è un osservatore qualsiasi ma due esperti ai massimi livelli.

Numerosissime intercettazioni dalle quali risulta che alcuni affiliati alla ‘Ndrangheta (con vari ruoli all’interno delle famiglie) sono omosessuali.

Si va da quelli che frequentano locali di scambisti a Milano a quelli che, a Reggio Calabria, bazzicano la zona della Villa Comunale in cerca di trans, a quelli ancora che di ritorno da un viaggio sulla costa ionica per acquistare droga, si fermano lungo la Ionio-Tirreno e consumano un focoso amplesso omosessuale.

È quanto si legge nell’ultimo libro scritto da Nicola Gratteri e Antonio Nicaso dal titolo “La rete degli invisibili” e pubblicato da Mondadori.

Un intero capitolo del libro è dedicato al rapporto boss e omosessualità e con precisione gli autori ricordano i numerosi episodi nella storia della ‘Ndrangheta. In primis le lettere molto affettuose che il picciotto Sebastiano Musarella rivolse a Giovanni De Stefano. Molto spazio viene dedicato al caso di Ferdinando Caristena, trucidato da un commando di mafiosi nei primi anni novanta a causa di una sua relazione col fratello del boss di Gioia Tauro.

Ci sono stati boss che nei periodi di lunga detenzione, non hanno esitato ad avere rapporti sessuali con altri detenuti, senza che tali relazioni abbiano mai messo in discussione la loro autorità. Erano tempi in cui si chiudeva un occhio sulle relazioni attive a scapito dei cosiddetti «femminelli».

Storie che affiorano anche in talune indagini del passato, nelle quali si trovano riferimenti a boss e picciotti di «dubbie frequentazioni».

Ma ormai la trasgressione contagia quelle che vengono definite nuove leve. E sono frequenti gli episodi anche di pesi massimi coinvolti in storie non convenzionali, osservano Nicaso e Gratteri.

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