Calabria
Alecci in merito alla pronuncia della Corte Costituzionale sulla legge della regione Calabria in materia di fibromialgia.
Finalmente una buona, e spero definitiva, notizia per i tanti malati di fibromialgia in Calabria. La recentissima sentenza della Corte Costituzionale (numero 201 del 2024), infatti, ha riconosciuto come non incostituzionali i dettami della legge della Regione Calabria numero 8 del 2024 volti a promuovere l’istituzione, a livello sia ospedaliero che territoriale, di ambulatori, anche multidisciplinari, dedicati all’attività gratuita di screening, trattamento e gestione degli esiti della fibromialgia.
Già nel marzo del 2022, più di 2 anni e mezzo fa, avevo portato all’attenzione del Consiglio Regionale la questione, affinchè la Regione Calabria, come già successo in altre regioni italiane, si impegnasse a inserire questa patologia (insieme ad altre malattie invalidanti) nel proprio elenco delle malattie croniche e invalidanti riconosciute nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). All’epoca presentai una mozione votata all’unanimità dal Consiglio e poi, successivamente, fui tra i firmatari della sopracitata legge dedicata alla trattazione della materia, poi impugnata dal Governo.
La sentenza di oggi dona un po’ di speranze ai tanti ammalati che convivono quotidianamente con questa patologia che si presenta in maniera subdola, con dolori muscolari diffusi e colpisce in particolare le donne, ma anche tantissimi uomini.
Nelle forme più acute, queste patologia arriva ad impedire a chi ne soffre di lavorare, studiare o svolgere le normali attività quotidiane. Ma questa sentenza deve essere solo un punto di partenza, uno sprone, per la nostra Sanità in modo da dare finalmente le risposte adeguate a questi pazienti.
Ora è necessario accelerare nel processo di istituzione e allestimento di presidi sanitari moderni e attrezzati, specializzati in questa malattia, al fine di raggiungere il livello avanzato già presente in altre regioni d’Italia, così da ridurre in disagi e le spese dei pazienti calabresi, fino ad ora costretti a visite e trattamenti fuori regione.