È assolutamente positivo il risultato della manifestazione che ieri ha attraversato le strade del centro di Messina per dire No al Ponte e Sì ai tanti interventi vitali per l’area dello Stretto.
Tralasciando il trito e stucchevole balletto delle cifre che segue ogni manifestazione, a dar forza a questa affermazione non è solo la bella e rumorosa partecipazione al corteo ma anche il clima con cui la cittadinanza ha accolto i manifestanti.
Già sulla traghetto i lavoratori marittimi hanno solidarizzato con la nutrita delegazione calabrese, ricordando l’ipocrisia di chi usa le giornate da bollettino rosso, come quella di ieri, e le code agli imbarchi per giustificare l’esigenza del Ponte: si tratta infatti, a loro dire, di poche giornate durante l’anno, facilmente affrontabili implementando le corse anche con l’attuale flotta.
E in ogni caso gli investimenti per ammodernare e potenziare la flotta dello Stretto sarebbero nettamente inferiori a quelli stimati per il Ponte, con tempistiche minime e soprattutto dal risultato sicuro.
I tanti interventi che si sono succeduti durante il corteo hanno ricordato le molteplici ragioni per dire No alla follia del Ponte, dalla sismicità dell’area alla unicità di una biodiversità che sarà devastata, dal numero risibile di posti di lavoro reali che si creerebbero rispetto a quelli sbandierati all’incapacità di dare risposte ai problemi di mobilità.
I diversi interventi di altre realtà, come No Tav o No Muos, hanno ben evidenziato come parlare di Ponte non significa parlare di un’infrastruttura né di un progetto realizzabile, ma di un modello che attraversa tutte le grandi e troppo spesso inutili opere e che relega la natura, la terra e chiaramente i suoi abitanti al ruolo di merce da spolpare e sacrificare sull’altare del dio denaro.
Gli oltre 15miliardi di euro previsti per la costruzione del Ponte saranno soldi nostri, e per recuperarli dovranno raschiare sui risicati bilanci pubblici, nazionali ma soprattutto di Calabria e Sicilia, che nella narrazione pontista saranno i territori più “beneficiati”.
Soldi tolti quindi alla sanità, alla scuola, ai servizi sociali, alla prevenzione del dissesto idrogeologico e alla cura del territorio, agli investimenti per ammodernare e potenziare il sistema trasportistico. Altro che dare una risposta ai tanti nostri figli e fratelli che vanno a cercare fortuna altrove.
Il movimento No Ponte Calabria, come fatto anche ieri dal palco che ha concluso la manifestazione, rilancia l’appello a rafforzare l’opposizione al Ponte e a questa logica perversa che ha destinato la nostra terra al ruolo di hub energetico e discarica di rifiuti. Lo facciamo rivolgendoci agli artisti, agli intellettuali, alle personalità del mondo della cultura e dello spettacolo affinché sostengano e promuovano le ragioni di questa lotta.
Ma anche a tutti i sindaci della Costa Viola, ZPS che sarà fortemente e irrimediabilmente impattata sia dai lavori per le rampe di accesso al Ponte che dalle altre opere connesse (cave, depositi, discariche…), qualora decidessero mai di avviare i cantieri nonostante tutte le criticità del progetto non risolte.
Cantieri che potrebbero rappresentare altre “prime pietre” spot, come fu per la Variante di Cannitello, ferita ancora aperta per la città di Villa San Giovanni. Non possiamo accettare altre prese in giro del genere, per questo dobbiamo mettere in campo tutte le nostre intelligenze, le nostre capacità, i nostri corpi, e costruire una grande mobilitazione che assicuri un futuro ai nostri figli.