Antonio Morabito racconta lo stupore della vita nel libro “Mirabilia” presentato a Palazzo Alvaro
«Pur sostenendo la posizione di Marcel Proust, secondo la quale “Un libro è il prodotto di un io diverso da quello che si manifesta nelle nostre abitudini, nella vita sociale, nei nostri vizi”, riconosco il grande valore del libro di Antonio Morabito anche se rispecchia il metodo di Sainte-Beuve secondo il quale “la letteratura non è distinta o, per lo meno, separabile dal resto dell’uomo e della sua organizzazione”. Leggere il volume Mirabilia implica immergersi nella vita del suo autore e lasciarsi contaminare dalle esperienze che lui stesso ha vissuto e che ne nutrono le pagine; implica testimoniare questo legame inestricabile ».
Nel solco delle suggestioni del saggio di critica letteraria “Contro Sainte-Beuve” dello scrittore francese Marcel Proust, offerte dal presidente della fondazione Mediterranea Enzo Vitale, si è aperto l’incontro di presentazione del nuovo libro di Antonio Morabito, scrittore e diplomatico originario di Gallina, quartiere collinare di Reggio Calabria, dal titolo “Mirabilia. Stupore della Vita” (edizioni Falzea), con la postfazione del professore Antonino Monorchio.
Il volume, impreziosito dalle vivaci pennellate dell’artista della metafora Michele Praticò e dalle fotografie di Angelo Tafuro, è stato presentato a Reggio Calabria nella sala Gilda Trisolini di palazzo Alvaro, sede della Città Metropolitana che ha patrocinato l’iniziativa, su impulso della fondazione Giuseppe Marino e della fondazione Mediterranea.
Un volume pregno di testimonianze di vita lette attraverso la saggezza di filosofi e scrittori del passato, il cui contributo alla conoscenza è ancora ora oggi attuale a prezioso.
Un saggio poliedrico, segnato anche da numerose citazioni bibliche, che offre spunti di grande attualità stimolando una riflessione di ampio respiro su temi cruciali come l’innovazione digitale, le relazioni in tempo di pandemia, le emergenze globali come i cambiamenti climatici e le sfide perdute e da recuperare sul fronte del riconoscimento dei diritti umani universali.
«Un’anima di viaggiatore che si mostra in continuo fermento quella di Antonio Morabito che, dopo aver girato il mondo nella sua missione diplomatica, continua a far viaggiare tutti noi con la sua testimonianza e la sua produzione letteraria», ha sottolineato Antonio Marino, presidente della fondazione Giuseppe Marino.
Un fermento nel quale lo stesso autore Antonio Morabito si riconosce affermando che «la vita è una sola e preziosa e va vissuta fino in fondo con profonda meraviglia. È un cammino dell’anima irripetibile in cui cogliere l’occasione di imparare a sondare oltre le apparenze, per scorgere la vera essenza e la profonda ricchezza di cui è colma in ogni esistenza».
Una meraviglia costante che don Pasqualino Catanese, vicario generale dell’arcidiocesi Reggio Calabria – Bova, ha invitato anche a guardare con gli occhi delle Fede. «Entrare nel Divino suscita sempre stupore e meraviglia poiché è un’offerta da parte di Dio della conoscenza di sé stesso. In una lettera agli Efesini, infatti, San Paolo scrive, invitando a glorificare Dio per questo stupore, che Egli ci offre sempre di più di quanto possiamo domandare e immaginare. Ecco la meraviglia della Fede».
Un volume caro al cuore dell’autore, Antonio Morabito, che nella dedica sottolinea il legame con la famiglia e la fonte di ispirazione rappresentata dal ricordo di mamma Rosetta e dai racconti di papà Agostino, presente in sala.
Un intreccio di memorie familiari che è anche alla base dell’impegno culturale della fondazione intitolata al Giuseppe Marino, padre del presidente Antonio e indimenticato direttore dell’Ospedale Psichiatrico di Reggio Calabria. Medico appassionato e uomo impegnato al fianco del Prossimo che seppe coniugare sapientemente medicina con letteratura, poesia, teatro e giornalismo.
Ha arricchito il dibattito, con un ulteriore citazione letteraria, l’ambasciatore Mario Palma, molisano e toscano di adozione, nella cui vita due passioni si sono incrociate, quella per l’arte e quella per la carriera diplomatica.
«In un mondo che continuamente ci espone ad ogni tipo di difficoltà, non dobbiamo demordere e dobbiamo mettere in campo azioni che consentano all’umanità di affrontare l’inferno che Calvino, in un brano de “Le Città Invisibili”, ha così ben descritto: “L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più.
Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”. È, dunque, necessario resistere, apprendere e sperimentare pratiche di speranza e di impegno concreto», ha evidenziato ancora Mario Palma, legato a Antonio Morabito da antica amicizia.
L’incontro è stato scandito anche dalle letture di Antonio Marino, attore della compagnia Teatro dei Semplici, e dagli interventi musicali della cantattrice siciliana Erica Filocamo che ha offerto al pubblico la cover di Brunori Sas “Diego ed io”, per altro citata nel volume di Antonio Morabito, e poi due canzoni dalla stessa composte, scritte e interpretate, “Questione di bugie” e “La Razza Umana”.
Le conclusione è stata segnata dall’auspicio formulato da don Pasqualino Catanese e ispirato alle parole di Antonio Morabito dedicate al Cuore di Dio incarnatosi e fattosi Uomo e alla Crocifissione. «La Fine che diventa inizio della salvezza e della redenzione dell’Umanità.
Il Cuore è centrale nella vita degli esseri umani e dei loro destini, nel bene e nel male. Anche nella peggiore delle circostanze come la morte in croce, il cuore sanguinante diventa l’elemento cruciale che genera speranza e spalanca i confini dell’Amore e delle Fede», scrive Antonio Morabito in “Mirabilia”.