Cosenza

Astensionismo record e bocciatura della “Città Unica”: Cosenza, Rende e Castrolibero restano divise

di Nicoletta Toselli
Cosenza, 3 dicembre 2024 – Il referendum consultivo sulla fusione dei comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero si è concluso con un netto no alla proposta di creare una “Città unica”. Tuttavia, ciò che colpisce ancor di più è l’elevatissima percentuale di astensione: oltre il 79% degli aventi diritto non si è recato alle urne. Questo dato, il più basso nella storia recente del territorio, segnala un profondo distacco tra cittadini e istituzioni, oltre a sollevare interrogativi sulla tenuta della democrazia partecipativa. L’idea di unificare amministrativamente i tre comuni mirava a creare un’entità più forte e coesa, capace di affrontare sfide economiche, infrastrutturali e sociali con maggiore efficacia. Tuttavia, la proposta non ha saputo catturare l’attenzione né la fiducia della popolazione, finendo per trasformarsi in un’occasione mancata. Tra i motivi che hanno contribuito al flop del referendum si evidenziano:
• Disaffezione dalla politica: La classe dirigente è percepita come distante e incapace di rispondere ai problemi concreti del territorio.
• Scarsa informazione: La campagna referendaria non ha saputo spiegare con chiarezza i vantaggi e le implicazioni della fusione, lasciando i cittadini disorientati.
• Complicazione procedurale: Sebbene il referendum fosse consultivo, molti cittadini lo hanno percepito come un processo complesso e poco accessibile.
• Dubbi sulla fattibilità del progetto: La sostenibilità economica e l’effettiva efficacia dell’unificazione sono state messe in dubbio da ampie fasce della popolazione.
Tra il restante 21% di elettori che ha partecipato al referendum, la maggioranza ha votato no alla fusione. Le motivazioni principali includono:
• Timore di perdere l’identità locale: La fusione è stata percepita come una minaccia alla storia, alla cultura e alle specificità dei singoli comuni.
• Incertezze sulla gestione dei servizi: Molti temono che l’unificazione avrebbe portato a un aumento della burocrazia e a una diminuzione della qualità dei servizi.
Mancanza di chiarezza: Il progetto della “Città unica” è stato giudicato poco trasparente e privo di una visione strategica chiara. L’altissima percentuale di astensione è forse il dato più significativo di questa consultazione. Essa riflette non solo un disinteresse verso il progetto specifico, ma anche una sfiducia più ampia verso le istituzioni locali e il loro modo di fare politica. Questo risultato rappresenta un monito per la classe dirigente dei tre comuni. La mancanza di partecipazione attiva da parte dei cittadini non può essere ignorata, né liquidata come semplice apatia. È un sintomo di una crisi più profonda, che richiede interventi urgenti per ricostruire il rapporto tra politica e comunità. Con la bocciatura del progetto di fusione, Cosenza, Rende e Castrolibero restano divise amministrativamente. Tuttavia, le sfide che queste realtà devono affrontare – dal miglioramento delle infrastrutture alla gestione sostenibile dei servizi pubblici – rimangono pressanti. Se il referendum ha fallito nel suo intento, può comunque servire da lezione per il futuro. È necessario ripensare i modelli di governance locale, esplorare nuove forme di collaborazione intercomunale e, soprattutto, trovare modi più efficaci per coinvolgere i cittadini nel processo decisionale. L’esperienza della “Città unica” si conclude con un segnale d’allarme: la partecipazione democratica non può essere data per scontata. La politica deve tornare ad ascoltare i cittadini e a rispondere alle loro reali esigenze, pena un ulteriore deterioramento della fiducia pubblica e della coesione sociale. La strada per un futuro condiviso passa inevitabilmente da una maggiore trasparenza, dalla costruzione di una visione chiara e dall’impegno di tutti, istituzioni e cittadini, per un dialogo costruttivo.
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