Cosenza

Bodycam per il personale sanitario: un primo passo, ma non basta

Di Nicoletta Toselli
La proposta dell’ASP di Cosenza di dotare gli operatori dei Pronto Soccorso di bodycam, le videocamere indossabili, rappresenta un tentativo concreto di contrastare le sempre più frequenti aggressioni subite dal personale sanitario. Un’iniziativa che il Movimento Femminile Democrazia Cristiana Calabria giudica positivamente, ma che, a suo avviso, non può essere considerata una soluzione definitiva.
“È un primo passo importante”, dichiara Debora Pellegrini, Commissario Regionale del partito, “ma non possiamo fermarci qui.
Le aggressioni ai danni degli operatori sanitari, soprattutto in ambito emergenza-urgenza, sono un problema grave che richiede un approccio multidimensionale”.
Secondo il Movimento, è fondamentale affiancare agli operatori dei Pronto Soccorso figure professionali specializzate in psicologia. “Uno psicologo – sottolinea Pellegrini – potrebbe svolgere un ruolo cruciale nel creare un clima di accoglienza e nel gestire le situazioni di tensione che si creano spesso nei Pronto Soccorso, fungendo da vero e proprio filtro tra i pazienti e il personale sanitario”.
Un altro aspetto che il Movimento Femminile Democrazia Cristiana Calabria ritiene fondamentale è la tutela della privacy. “È essenziale garantire che l’utilizzo delle bodycam non violi i diritti dei pazienti”, afferma Pellegrini.
Inoltre, il partito si interroga sull’efficacia di queste nuove tecnologie e sull’opportunità di investire in altre misure di sicurezza. “Non sappiamo ancora quanto costeranno queste attrezzature – prosegue Pellegrini – e ci chiediamo se non sarebbe più utile aumentare la presenza di personale di sicurezza o istituire dei posti di polizia all’interno degli ospedali, come avveniva in passato”.
Il problema delle aggressioni al personale sanitario, secondo il Movimento, è solo la punta dell’iceberg. “Dietro questi episodi – conclude Pellegrini – si nasconde un disagio sociale più profondo, legato alla crescente tensione e all’aumento della violenza nella nostra società. È necessario intervenire a più livelli, investendo nella prevenzione e nella promozione di una cultura della legalità e del rispetto”.
In conclusione, la proposta dell’ASP di Cosenza rappresenta un passo avanti nella tutela della sicurezza degli operatori sanitari, ma non può essere considerata una soluzione definitiva. È necessario un approccio più ampio e integrato, che coinvolga istituzioni, professionisti e cittadini, per affrontare un problema complesso e dalle molteplici sfaccettature.
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