Reggio Calabria

Bovalino rende gli onori a Giuseppe Sofia, ardito della Prima Guerra Mondiale

Maesano - Sframeli

La storia insegna che i fatti non si possono cancellare, nel bene e nel male e sono gli Spiriti luminosi a spostarsi in epoche diverse inseguendo la pace, turbata dall’odio e dagli orrori.

Al Borgo di Bovalino, in Piazza Giuseppe Garibaldi, l’Amministrazione comunale, guidata dal Sindaco Avv. Vincenzo Maesano, e l’Associazione Nazionale “Nastro Verde” Calabria – Decorati di Medaglia d’Oro Mauriziana – guidata dal Capitano CC ® Cosimo Sframeli, hanno svelato la stele intitolata al Caporal Maggiore Ardito M.A.V.M. Giuseppe Sofia del IX Reparto d’Assalto del Regio Esercito che, con gesta eroiche, condusse a compimento la sua missione, nonostante il suo Reparto fosse stato decimato nella tragica e sanguinosa battaglia per la riconquista del Col Fenilon e Col Moschin (15 e 16 giugno 1918).

Giuseppe Sofia nei numerosi combattimenti che si susseguirono, durante l’aspra lotta per la riconquista dell’importante posizione, rimase isolato poiché la sua squadra fu annientata. Si liberava a colpi di bombe a mano dai numerosi nemici austroungarici, che uccideva e altri catturava prigionieri, assicurando all’Italia lo strategico avamposto e contribuendo così alla vittoria finale della I Guerra Mondiale.

In quei due giorni di vissute atrocità, fu costante esempio di indomito e sereno ardimento.

Presenti alla cerimonia (coincisa con altre nei capoluoghi di provincia in onore di Santa Barbara), il Generale D. (aus) Pasquale Martinello, Presidente dell’Associazione “Calabria in Armi per la Patria” di Catanzaro; il T. Colonnello Francesco Montepaone del Comando Militare Esercito Calabria di Catanzaro; il Tenente Francesco Vilardo e il Luogotenente Pasquale Crisafi del IX Reggimento Paracadutisti Incursori “Col Moschin” di Livorno; il Tenente Giovanni Todarello, Comandante f.f. della Polizia Municipale di Bovalino. Le Associazioni Combattentistiche e d’Arma: Associazione Nazionale Carabinieri Sez. Bovalino, Luogotenente c.s. Franco Palumbo; Associazione Nazionale “Nastro Verde” Sez. Calabria, Capitano CC ® Cosimo Sframeli; Associazione Nazionale Paracadutisti d’Italia Sez. Reggio Calabria, Parà Nunzio Mileto e Parà Nino Chilà; Associazione Nazionale Arditi Sez. Reggio Calabria, Parà Cosimo Paolo Pelle; Associazione Nazionale Marinai d’Italia, Presidente Vincenzo Curulli. Polizia di Stato del Commissariato di Bovalino, Carabinieri del Comando Stazione di Bovalino, Guardia di Finanza della Compagnia di Locri.

Brillanti e coinvolgenti con instancabile entusiasmo, accompagnati con attenzione amorevole dai docenti, gli studenti dell’Istituto Comprensivo “Mario La Cava”, che hanno intonato l’Inno d’Italia, commuovendo i numerosi cittadini e parenti del decorato intervenuti.

Alla fine della cerimonia sono state espresse parole di elogio nei confronti di Giuseppe Sofia e di tutti i soldati che hanno compiuto olocausto della propria gioventù, donando la propria vita alla Patria in Pace.

Eloquenti gli interventi del Sindaco Vincenzo Maesano, Generale D. Pasquale Martinello, Parà Cosimo Paolo Pelle, Prof. Giuseppe Italiano, Capitano Cosimo Sframeli.

La preghiera per la Patria è stata letta da Francesca Sofia mentre la preghiera dell’Ardito dal Luogotenente Paracadutista Incursore Pasquale Crisafi.

Giuseppe Sofia, alla sua morte, il 5 dicembre 1962, quindici giorni prima del congedo, fu ricomposto con la sua uniforme di Maresciallo Comandante dei Vigili Urbani di Bovalino che aveva onorato e servito sino alla morte.

Ed è così che si diventa più ricchi, dice Michel de Montaigne, scrivendo che la meditazione sulla morte è meditazione sulla libertà in quanto chi ha appreso a morire libera se stesso a ogni sudditanza e costrizione.

I bovalinesi rinnovano e invocano il valore della Pace, che indica la via della legalità, affermando il valore della giustizia. Giuseppe Sofia, armato di sola baionetta a combattere una guerra infinita, non venne meno al giuramento prestato alla Bandiera e con dignità e coraggio obbedì e difese ciò che era giusto. Combatté a difesa della Patria e perché l’Italia fosse Unita e giusta.

Adesso siamo noi a piangere, a urlare al mondo il nostro debito d’onore: non essere riusciti a strappare la nipote, Mirella Sofia, dai tentacoli mortali del nemico.

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