Calabria

Calabria: Maria Concetta Valotta “l’affaire Calabria tra farse e pantomime”

maria concetta valotta

“J’Accuse!” fù il titolo del celeberrimo articolo pubblicato il 13 gennaio 1898 dallo scrittore Émile Zola in forma di lettera aperta al presidente della Repubblica francese Félix Faure.

La finalità di Zola era denunciare pubblicamente i non pochi punti oscuri ed i tanti maneggi, mai chiariti, emersi nel processo ad Alfred Dreyfus, uno dei più famosi affaires della storia francese, condotto tra irregolarità e manifeste illegalità che determinarono una condanna già annunciata, per alto tradimento.

Anche nella lingua italiana, la locuzione «j’accuse» è entrata nell’uso corrente, per riferirsi ad un’azione di doverosa denuncia pubblica nei confronti di un sopruso o di un’evidente ingiustizia.

E di ingiustizia si deve parlare se, ingiustamente e precipitosamente riverniciata di rosso da uno Stato troppo lontano, la Calabria è stata condannata a cercare di sopravvivere, abbandonata in corsia, boccheggiando senza ossigeno, alla maledizione del Covid19, gravata e vessata da comportamenti irresponsabili che hanno reso la regione ostaggio di molte, troppe DISCRASIE burocratico-istituzionali.

Nulla è ormai facilmente comprensibile, tutto è grottesco e atrocemente surreale! In questa farsa kafkiana, commedia più romanesca che calabrese, si è clamorosamente scambiata la causa per l’effetto.

Il pastrocchio, per una volta, non corrisponde alla solita pantomima imputabile ai vilipesi comportamenti meridionali, ma è tutto merito di chi giunto al sud o piroettando da altri lidi, novello Carlo D’Angiò, si spinge in Calabria per governar, non ritenendoci autosufficienti e capaci di agire da soli.

Ma adesso si stanno colpevolmente sottovalutando i conclamati segnali d’allarme, trascurando i propri impegni ipersalariati, offrendo un’equazione capovolta e, millantando un risultato erroneo come causa originaria! Ma si possono commettere, coscientemente, ai vertici istituzionali di potere, tali marchiani errori di disattenzione ed inettitudine?

Ci sono vari “j’accuse” dans l’affaire Cotticelli; il commissario per la sanità calabrese nominato nel dicembre 2018 dal governo Conte1 e riconfermato solo pochi giorni fa, malgrado un tumultuoso tavolo interministeriale, durante il quale, erano stati rilevati ingiustificati ritardi, imputate gravi inadempienze e si sono sollevati inquietanti quesiti al Generale ed alla sua vice Maria Crocco, riguardo un disavanzo di circa 200 milioni di euro, impiegati nella malauguratissima gestione amministrativa della disperata sanità calabrese.

Risultato? Dopo pochi giorni dal rinnovo triennale, Saverio Cotticelli, che nell’Arma dei Carabinieri pur aveva ben figurato, riceve il “ben servito” non certo a causa della colpevolmente mancata riorganizzazione sanitaria per la quale era stato gettato nella mischia, ma a seguito del patatrac occorso al commissario durante la trasmissione televisiva «Titolo V», allorquando, intervistato in merito al piano covid regionale, se ne esce con un pietistico «non ne so nulla», inferendo che il ministro Speranza negli ultimi tre mesi non ha trovato un solo momento per spiegargli chi si dovesse occupare del piano di riorganizzazione Covid in Calabria!

Potenza del Quarto Potere! Ma signori del Governo, qua si tratta di uno di quegli indicatori che hanno determinato la promulgazione dello stato d’emergenza regionale! Il compito scelleratamente trascurato se non ignorato dal commissario di Governo, ha coronato il quadro desolato che pone la Calabria in zona rossa con tutte le catastrofiche conseguenze che ne stanno derivando!

Sarebbe necessario che i calabresi prendano coscienza di qual’è la causa e qual’è l’effetto, sappiano che il Governo, tramite le gestioni commissariali, rivendica a sé, tutta le responsabilità della gestione sanitaria in generale e delle misure anti Covid in particolare e che l’iniziativa operativa Regionale, pertanto, viene esautorata da compiti organizzativi e di pianificazione.

Intanto, mentre gli States cambiano registro e Donald Trump da ieri mattina, lascia malvolentieri la white House a Joe Biden, sotto le nostre latitudini continuiamo a fare ricorso alla nostra genetica capacità di resilienza, tra fatti e misfatti triti e ritriti, pagati sempre a caro prezzo sulla nostra pelle e sulla vita civile ed economica delle nostre tribolate comunità. Maria Concetta Valotta

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