Consiglio comunale aperto sul Ponte sullo Stretto, Falcomatà: «Chiediamo che i territori possano essere protagonisti»
Il sindaco nel suo intervento: «Diciamo “no” rispetto al percorso che ha portato a quest'opera opera, rispetto a fragilità, incongruenze e inconsistenze che ci impediscono ogni ulteriore tipo di dibattito»
Atteso consiglio comunale aperto dal titolo: “Ponte sullo Stretto, prospettive e ricadute su Reggio Calabria e la sua Città metropolitana”, a palazzo San Giorgio.
Nell’aula “Battaglia” si è sviluppato il civico consesso che ha registrato le ragioni del sì e quelle del no all’opera sullo Stretto. Sono intervenuti nell’ordine: Giuseppe Marra dell’USb, Vincenzo Musolino del circolo Pd Villa S. Giovanni, Francesco Manti per il Csoa “Cartella”, Giovanni Cordova della Rete No Ponte, Daniele Cartisano, presidente Circolo Legambiente Reggio Calabria, Pino Siclari del Partito Comunista dei Lavoratori, Sandro Vitale Ampa venticinque aprile, Giuseppe De Felice, Cgil Area metropolitana Reggio Calabria, Maria Letizia Romeo, Legale rappresentante dell’Università popolare Pace, Rossella Bulsei portavoce Comitato TitengoStretto, Franco Ambrogio, referente associazione “Territorio e progresso”, Patrizia D’Aguì, legale rappresentante gruppo civico “Noi siamo Arghillà”, Antonino De Pace, presidente circolo del cinema “Cesare Zavattini”, Monica D’Aguì, legale rappresentante associazione “Donne in prima fila”, Gerardo Pontecorvo, portavoce “Europa Verde”, e l’avvocato Giuseppe Morabito. Il consiglio ha recepito le mozioni di partiti, associazioni e sindacati, documenti che saranno messi a verbale e saranno poi pubblicati sull’albo online dell’Amministrazione comunale.
Il sindaco, nel corso del suo intervento, ha stigmatizzato l’assenza dei partiti, Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia che hanno scelto di non essere presenti in aula. In particolare la Lega che, pur non avendo i consiglieri in aula, ha incaricato il presidente del Consiglio, Enzo Marra della lettura di un documento. «Una performance in absentia – l’ha definita il sindaco – un’assenza ingiustificata di chi per compito istituzionale deve rappresentare i cittadini all’interno della massima assise e che invece manifesta incoerenza e contraddizione».
In relazione alla normativa del governo di futura applicazione, il sindaco ha manifestato ancora una volta l’esigenza di difendere l’esercizio di manifestare pacificamente il proprio dissenso anche rispetto alle grandi opere: «Libertà che si sta cercando di comprimere a colpi di decreto legge».
Sul tema del ponte per Falcomatà «L’unico approccio possibile è quello istituzionale che abbiamo portato avanti fin dall’inizio, fino all’ultima lettera citata non solo per chiedere la sospensione dei termini della conferenza istruttoria. Approccio istituzionale significa muoversi in sinergia sulle situazioni che riguardano lo sviluppo del territorio e lo abbiamo fatto insieme, Sindaci e Comuni di Reggio Calabria, Campo Calabro, Villa San Giovanni e Messina. Di questi giorni ad esempio – ha spiegato – la pubblicazione dell’intesa per l’aumento dei trasporti nell’area dello Stretto: si è arrivati al biglietto unico, ad aumentare le corse e a migliorare i collegamenti da e per l’aeroporto di Reggio, da e per il porto di Reggio e quello di Villa, grazie all’impegno di Atm e Atam. Ed è il segno di quanto una sinergia istituzionale possa generare degli effetti positivi per il territorio, anche se evidentemente questo fa meno notizia».
«Dunque chiediamo che i territori possano essere protagonisti, con un coinvolgimento nelle dinamiche di confronto del progetto – ha proseguito il primo cittadino – ma non per favore, ma perchè le proposte dei comuni e delle amministrazioni comunali a seguito di dibattito col territorio possono sedere a un tavolo, che oggi non c’è, e portare le idee del territorio. Fino ad oggi noi siamo stati sostanzialmente esclusi. Così è venuto meno il piano di rispetto e di protagonismo dei territori che viene prima di ogni approccio ideologico e tecnico. Non possiamo subire ciò che sta accadendo. Inoltre – ha aggiunto il sindaco – le risorse non solo non ci sono e sono insufficienti, per parte sono sottratte ai territori che quindi non sono protagonisti e perdono risorse propedeutiche allo sviluppo, 2 miliardi e trecento milioni di euro dei fondi della coesione, sottratti con un colpo di spugna e senza concertazione».
In conclusione per Falcomatà: «Da istituzioni tuteliamo i bisogni dei cittadini, non diremo mai di essere contrari a un’opera pubblica, ma in questo caso diciamo “no” rispetto a come ci si è arrivati, rispetto a fragilità, incongruenze e inconsistenze che ci impediscono ogni ulteriore tipo di dibattito».
Nel corso del dibattito si sono registrati gli interventi dei sindaci delle città toccate dall’opera. Per Campo Calabro il sindaco Sandro Repaci: «Ciascuno di fronte a una tematica così complessa ha modi diversi di affrontare il problema – ha evidenziato – la decisione definitiva tocca ai consigli comunali. Si può essere a favore o contro, ma nessuno di noi è stato consultato. Quello del ponte è stato un argomento ostaggio delle schermaglie politiche per anni, al momento delle decisioni le amministrazioni devono esprimersi sui documenti che vengono trasmessi». Pur non dichiarandosi pro o contro l’opera il sindaco Repaci ha chiarito: «Dopo gli approfondimenti delle ultime settimane, le procedure messe in piedi dimostrano che il ponte è di una fragilità estrema. In questa condizione di incertezza non possiamo garantire i territori».
Per Villa San Giovanni, il sindaco Giusy Caminiti ha spiegato: «Siamo la città dell’impatto dell’opera e siamo consapevoli che purtroppo la legge obiettivo del 2004 prevedeva una decisione che poteva non coinvolgere i territori, noi pensavamo che ci potesse essere una decisione assunta in modo diverso. Ci aspettavamo che la politica che aveva rimesso in campo l’opera dimostrasse che l’aggiornamento del progetto del 2013, non passato dal Cipes, potesse superare le prescrizioni di allora, ma non è così. Ci sono 68 prescrizioni del Comitato tecnico scientifico, ma rispetto alle tante riunioni c’è stato molto altro. Abbiamo due conferenze istruttorie aperte per impatto ambientale, paesaggistico e geomorfologico. I lavori fatti, per cui ringrazio anche Falcomatà come sindaco metropolitano, ci hanno permesso di produrre un documento con cui abbiamo chiesto la sospensione della conferenza istruttoria del Mit. È chiaro che questo è un momento difficile per la città di Villa che immaginava ipotesi di sviluppo differenti».
Successivamente il consigliere Saverio Pazzano ha chiesto un impegno ufficiale per la sospensione nelle more del progetto esecutivo.
Per il consigliere Giuseppe Marino: « È paradossale che in un momento storico in cui il governo di destra prova a dividere l’Italia in due, sostenendo maggiore autonomia dei territorio, poi con un decreto legge prova a imporre a due regioni un’opera così impattante e incidente sul destino delle future generazioni. Sia le amministrazioni che i sindaci non sono stati coinvolti preventivamente nella discussione e nel confronto per la realizzazione di un’opera di questo genere. È inaccettabile già il provvedimento viziato in radice perché privo dell’elemento partecipativo previsto dal codice degli appalti. Un’opera imposta con un decreto legge senza verificare i piani urbanistici cioè gli strumenti di regolamentazione paesaggistici dei territori, i piani di Reggio e Messina. Non è la mia posizione, ma quella del Partito democratico, che si è espresso inviando un documento in cui si evidenziano criticità insuperabili. Una battaglia politica che porteremo avanti in tutte le sedi necessarie. Solo con l’alta velocità questa opera potrebbe avere un’utilità trasportistica, ma l’alta velocità è scomparsa dai programmi».
Per il consigliere Antonino Castorina: «Prima di ragionare sul ponte sullo Stretto e di dire sì o no, c’è la necessità di fare uno spazio politico dell’area dello Stretto da rilanciare come spazio sociale. Non si può sintetizzare ponte sì e ponte no. Penso sia un’opera giusta ma vanno poste questioni importanti e alcune riflessioni vanno poste: ci sono dubbi intanto sulle risorse; poi c’è la questione ambientale, tema di non poca importanza che invece è fondamentale, se non si può costruire in sicurezza è un problema. Le osservazioni del Ministero dell’Ambiente devono avere rispose. Dal mio punto di vista ci sarò qualunque cosa si decida, siamo certi di avere una guida seria e rispettosa delle legalità come il sindaco Giuseppe Falcomatà».
Per il consigliere Carmelo Versace: «Su tutte le grandi opere mi sono espresso in maniera positiva, non mi discosto stavolta. Mi sarebbe piaciuto ascoltare le idee degli assessori sull’alta velocità, la metro di superficie, i collegamenti con Messina. Fa bene il sindaco Caminiti a porre la questione nel merito: non possiamo essere messi di fronte a un progetto anacronistico di 10 anni fa. Non dovremmo chiederci se siamo fa o meno il ponte ma se serve o meno per lo sviluppo del territorio che se deve passare dal ponte allora io sono favorevolissimo. Dobbiamo mettere sulla bilancia i pro e i contro».
Per Giuseppe Giordano: «Oggi è stata una manifestazione di democrazia partecipata e straordinaria per chi, con senso di responsabilità, ha contribuito con osservazioni, idee e timori a portare contributi che questo consiglio non può che prendere, pesando il ruolo di un’assise. Il punto è che serve un seguito in Conferenza metropolitana. Non ho una posizione sul ponte ma ritengo di andare nell’etica della responsabilità per gli amministratori locali. Non si può sottacere però che hanno fatto bene i sindaci a chiedere la sospensione del procedimento e la concessione della semplice proroga la dice lunga sulla volontà di imporre l’opera».
Per il consigliere Marcantonio Malara: «Una storia lunga più di mezzo secolo e triste, narrata con cadenza irregolare, come un’opera portatrice di sviluppo, invece è stata mancata occasione per i territori. Si arriva a questo dibattito cittadino con grandi criticità 68 raccomandazioni, 239 integrazioni del Ministero dell’Ambiente e poi c’è la negazione al confronto a una comunità su di un’opera così impattante. E’ evidente che questa assise non può che chiudere questa assise raccogliendo gli stimoli e chiedere al governo di fermarsi e dare certezze ai territori».