Reggio Calabria

Dalla capacità contributiva alla flat tax: esperti a confronto sul fisco italiano

Le garanzie costituzionali in materia tributaria” è il tema di un seminario promosso dall’Associazione Culturale Anassilaos che si terrà marcoledì 26 febbraio alle ore 17,30 nella Sala del Museo Archeologico di Reggio Calabria, nell’ambito degli incontri presso il MARC, con la partecipazione del  Prof. Alessandro Morelli, Ordinario di Diritto costituzionale e Direttore del Dipartimento di Scienze politiche e giuridiche dell’ Università di Messina e della Prof.ssa Maria Vittoria Serranò, Ordinario di Diritto tributario presso il Dipartimento di Scienze politiche e giuridiche dell’Università degli Studi di Messina. Un tema certamente diverso e forse inusuale – scrive il Presidente di Anassilaos – per  l’idea che spesso si ha della cultura e dei sodalizi culturali. Eppure un’associazione, un insieme di cittadini, non può mai dirsi estranea a quanto accade intorno, nella Comunità, nel Paese. Deve contribuire, nel suo piccolo, all’avvio di una riflessione che possa aiutare il legislatore a sciogliere dubbi e incongruenze nell’interesse della giustizia e dei cittadini. E questo delle tasse è un problema che riguarda tutti.  Se le tasse  non sono necessariamente “una cosa bellissima” come incautamente, per le abitudini italiche, disse il ministro delle Finanze Tommaso Padoa-Schioppa, esse consentono il mantenimento di quei servizi, compreso il servizio sanitario nazionale, essenziali ad una Comunità.  Il problema è come garantire che tale dovere risponda ai primcipi stabiliti dalla Costituzione. Questo il tema del Seminario. Quale fisco per gli italiani? La risposta dipende dagli obiettivi che si intendono perseguire in questa delicata fase storica, obiettivi che spetta alla politica definire. In questa prospettiva, il Diritto tributario, quale branca della Scienza giuridica, non può prescindere dal contributo della Scienza politica se vuole garantire maggiore equità nella distribuzione del carico fiscale e della ricchezza. Per raggiungere tale obiettivo, è essenziale partire dai principi e valorizzarne la portata, a cominciare da quelli costituzionali, troppo spesso ridotti a terreno di scontro politico, ma che invece vanno riaffermati con forza. Il primo di essi è sancito dall’articolo 23 della Costituzione, che, attraverso il principio di riserva di legge in materia tributaria, ribadisce il fondamento consensuale dell’imposizione fiscale. Il precetto del no taxation without representation si conferma, dunque, di estrema attualità, così come il principio di capacità contributiva (art. 53, comma 1, Cost.) e quello di progressività dell’imposizione. L’articolo 53 della Costituzione stabilisce che tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in base alla propria capacità contributiva e che il sistema tributario debba essere informato a criteri di progressività. Rispetto al principio di proporzionalità previsto dallo Statuto albertino, che rispondeva alle esigenze borghesi di tutela della proprietà privata e dell’iniziativa economica individuale, il principio di progressività rappresenta uno sviluppo essenziale del principio di eguaglianza sostanziale, costituendo così un pilastro dello Stato sociale. La capacità contributiva, oltre a individuare il criterio di ripartizione degli oneri fiscali, pone un limite alla potestà impositiva e si collega strettamente al principio di solidarietà sancito dall’articolo 2 della Costituzione. Il principio di progressività, che prevede aliquote crescenti all’aumentare della base imponibile, è finalizzato a garantire effetti redistributivi ed è strettamente connesso al principio di eguaglianza sostanziale sancito dall’articolo 3, comma 2, della Costituzione. Oggi, tuttavia, il concetto stesso di capacità contributiva è in profonda evoluzione, come dimostrano fenomeni quali la digitalizzazione e la fiscalità dell’immagine, che portano a una concezione più ampia della ability to pay. Parallelamente, il principio di progressività dell’imposizione è messo a dura prova: la tendenza alla riduzione degli scaglioni – che dal 2025 saranno solo tre – rischia di condurre, per i redditi più elevati, a un sistema di fatto assimilabile a una flat tax.

 

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