Dare priorità alla situazione di precarietà e disagio abitativo ad Arghillà
Il riavvio da parte della Prefettura di Reggio Calabria di una iniziativa sul quartiere di Arghillà a partire dalla convocazione di un tavolo tecnico operativo è a parere del Circolo Legambiente Reggio Calabria “Città dello Stretto” una decisione attesa, necessaria e importante a fronte delle tante problematiche emergenziali e strutturali che, apparentemente senza soluzioni, si trascinano da anni minando la vivibilità del quartiere e rendendone difficile una serena convivenza tra i residenti.
L’iniziativa della Prefettura e degli altri Enti interessati se non si limiterà a un fatto rituale e occasionale può rivelarsi la risposta efficace alle istanze del Comitato di quartiere e di una vasta rete di associazioni, che da molti anni operano nel territorio e chiedono un lavoro sinergico con una partecipazione diretta ed attiva degli abitanti nell’individuazione delle soluzioni e nella gestione e manutenzione dei beni pubblici e dell’ambiente.
Arghillà può diventare un importante laboratorio per progetti, interventi, politiche innovative per contrastarne l’estrema fragilità sociale e il degrado urbano, che lasciano i cittadini in una condizione di esclusione e disagio permanente, ma soprattutto per sperimentare azioni amministrative e sociali in grado di valorizzare le enormi potenzialità esistenti per una rigenerazione urbana esemplare.
Giusta decisione afferma ancora Legambiente è dare priorità alla situazione di precarietà e disagio abitativo, che ha comportato le numerose occupazioni abusive degli alloggi creando una miscela esplosiva con conseguenze molto gravi per la salute, la dispersione scolastica, la vita comunitaria.
È, dunque, essenziale ripartire dall’avvio della regolarizzazione delle occupazioni abusive per aiutare gli abitanti di Arghillà a rientrare nella legalità, ma contemporaneamente dare vita a un progetto di riqualificazione sostenibile del patrimonio edilizio pubblico da parte dell’ATERP e del Comune.
È in questo ambito, forse più che altrove, che sarà possibile realizzare un consistente cambio di scenario, con ricadute più generali. Legambiente ne è fermamente convinta e, già da tempo, si sta misurando con questa problematica.
Un focus puntuale è stato fatto di recente nel rapporto “Territori civili – Indicatori, mappe e buone pratiche verso l’ecologia integrale”, l’indagine nazionale della Caritas Italiana e di Legambiente per raccontare l’Italia attraverso le connessioni tra fragilità e risorse, sociali e ambientali, illustrare esperienze innovative che coniugano i due ambiti, per contribuire alla definizione di una visione del futuro post-pandemia da costruire insieme alla luce delle forti connessioni tra dimensione ambientale, economica e sociale.
Non a caso ancora Arghillà è stata scelta dal Circolo Legambiente Reggio Calabria “Città dello Stretto” e dal Regionale Calabria come “comunità di indagine” nel contesto della campagna nazionale CIVICO 5.0, nata per promuovere un nuovo modo di vivere in condominio, coinvolgendo nei monitoraggi famiglie che vivono in alloggi sia di edilizia privata che di edilizia popolare.
Sotto la lente d’ingrandimento dei tecnici di Legambiente: dispersioni termiche, sprechi elettrici, inquinamento indoor e acustico, con speciale attenzione sull’edilizia popolare per toccare con mano le criticità dell’abitare in situazioni spesso al limite.
Dall’approfondimento, che si è avvalso anche del metodo della “citizen science”, è emerso come il settore dell’edilizia civile è stato in gran parte realizzato prima delle normative sulla sicurezza statica e l’efficienza energetica, e vi derivano circa il 27% delle emissioni climalteranti e il 28% dei consumi energetici.
Ma soprattutto negli alloggi di edilizia popolare nel grande quartiere a nord della città vivono nuclei familiari e persone anziane con un reddito medio inferiore ai 10mila euro annui, che per il 10% viene impegnato per i consumi energetici.
I monitoraggi effettuati da Legambiente evidenziano un patrimonio vetusto, reso tale anche dall’assenza di interventi di manutenzione e poco curato anche dai residenti stessi, che in situazioni di estrema precarietà difficilmente investono in miglioramenti.
Nello specifico, si riscontrano dispersioni termiche, elevati consumi elettrici, scarso ricambio d’aria, umidità, perdite delle reti idriche, sistemi elettrici obsoleti e precari. Tutto ciò acuisce le disuguaglianze già vissute prima dell’emergenza sanitaria.
Le analisi effettuate da Legambiente negli edifici del quartiere mettono in luce le principali criticità: involucri disperdenti con spese termiche più alte rispetto alla media per il riscaldamento, costi elettrici più elevati dovuti a vecchi elettrodomestici energivori, livelli d’inquinamento indoor e acustico con picchi al di sopra dei valori normativi per via di pareti senza traspirabilità e fonoassorbenza.
Vivere in edifici poco efficienti si traduce in un aumento della precarietà delle condizioni di vita e del rischio di povertà, aumentata dalla marginalità di una periferia senza infrastrutture culturali e poco servita da mezzi di trasporto efficienti e laddove non si creano senso di comunità e vicinanza, aumentano ghettizzazione, disuguaglianze e fragilità.
“Il diritto a vivere in case di Classe A” su cui ha posto l’accento la campagna Civico 5.0 di Legambiente non è solo un’opportunità ambientale e climatica: è una politica di welfare in tema di riduzione dei consumi energetici e di disuguaglianze e miglioramento del senso di comunità.
Intervenire sul patrimonio pubblico significa, infatti, sviluppare la migliore politica di sostegno per le famiglie, a partire dal Superbonus al 110%, che può diventare un reale volano per l’innovazione del settore edilizio, dando priorità all’edilizia residenziale pubblica, alle abitazioni occupate da persone in difficoltà e ai quartieri disagiati.
Legambiente non mancherà di dare il proprio contributo al lavoro sinergico in ripartenza dopo il tavolo in prefettura mettendo a disposizione le idee e le conoscenze acquisite insieme alla fattiva presenza sul campo.