Disastro strade a Reggio, Ripepi: “Castore segue il programma del Comune, ma Reggio sprofonda tra buche e voragini”

“La città è devastata da voragini pericolosissime, talmente numerose da non poter essere più nemmeno conteggiate.
I cittadini, ogni giorno, rischiano seriamente la loro incolumità e, come sempre, sono gli unici a pagare: pagano i danni alle autovetture, pagano gli avvocati per intentare cause contro il Comune e pagano le tasse più alte, perché l’Ente (spesso soccombente) è costretto a risarcire i malcapitati con pesanti debiti fuori bilancio. È una situazione insostenibile.”
Arriva così la denuncia di Massimo Ripepi, Consigliere Comunale e Presidente della Commissione Controllo e Garanzia del Comune di Reggio Calabria, dopo l’audizione odierna dell’Amministratore Delegato di Castore, Dott. Domenico Mallamaci.
“Oggi in Commissione l’AD di Castore, Dott. Mallamaci, è stato chiarissimo nella sua dettagliata relazione: tutte le segnalazioni di manutenzione inviate dal Settore Lavori Pubblici vengono evase al 100%, il problema, però, è che il Comune non invia altri ticket!” spiega Ripep.
“Un’ammissione pesantissima che svela come le migliaia di segnalazioni inviate dai cittadini ogni giorno non vengano neppure lavorate, per responsabilità politico-amministrativa del Sindaco e dei suoi delegati.
Insomma, il solito caos politico-amministrativo targato Falcomatà e le sue “protesi” che, incapaci persino di fare la O con il bicchiere, dovrebbero addirittura occuparsi dell’organizzazione del sistema di manutenzione della Città.”
“Giuseppe Falcomatà, in undici anni, è riuscito solo a trasformare Reggio in un campo minato. Non riesce a governare nulla, e mentre la città soffoca tra voragini e cantieri abbandonati, lui è impegnato con cerimonie, nastri da tagliare e premi da distribuire.
Ha ridotto l’Amministrazione a un circo mediatico, alimentato da uno staff costosissimo di giornalisti, il cui unico compito è oscurare il disastro con operazioni di distrazione di massa” prosegue Massimo Ripepi.
“Il simbolo del fallimento? Le retine arancioni: ormai l’emblema del degrado e della disorganizzazione. Come dimenticare quella rimasta per oltre due anni davanti all’ingresso dell’Ospedale Morelli? O la voragine apertasi dopo una forte pioggia, il giorno dopo l’asfaltatura della rotonda al ponte di Sant’Anna?
Episodi che raccontano, meglio di mille parole, il livello di approssimazione e sciatteria dell’ ‘Armata Brancaleone’ che governa Palazzo San Giorgio.”
“Ormai i cittadini, alla disperazione più totale, si stanno auto-organizzando in comitati spontanei, di quartiere o addirittura di singole vie devastate.
E Falcomatà, il ‘chiacchierone’, invece di affrontare la realtà di undici anni di disastri politici e amministrativi, preferisce attuare operazioni di distrazione di massa orchestrate dal suo staff megagalattico, composto in gran parte da giornalisti e costato ai reggini centinaia di migliaia di euro” aggiunge il Consigliere.
“Sono certo che, fatta eccezione per qualche emergenza, il Sindaco e le sue “protesi” stiano programmando di avviare qualche intervento solo a ridosso della prossima campagna elettorale, unico pensiero del Sindaco.
Ma oggi Falcomatà non è più il ragazzino sprovveduto che, all’inizio, con gli amici del calcetto, ha distrutto questa città. È diventato scaltro e ha capito come fare la politica più becera: quella che inganna i cittadini, mostrando loro ciò che non esiste.”
“Dopo aver sistemato amici e parenti di sodali politici (alla faccia della meritocrazia!), oggi questi soggetti sono diventati pericolosi per la stessa sicurezza dei cittadini.
Il pericolo nasce dalla spregiudicatezza con cui compiono operazioni indegne e ipocrite, roba che farebbe impallidire persino i capi degli scribi e farisei dei tempi del Signore.
Per questo, a brevissimo convocherò nuovamente in Commissione sia il Dirigente alle manutenzioni che l’Amministratore Delegato Mallamaci, per chiarire fino in fondo cosa sta accadendo” Conclude Massimo Ripepi, Consigliere Comunale di Reggio Calabria e Segretario Regionale di Alternativa Popolare.