Ernesto Alecci sul Piano Regionale di Dimensionamento Scolastico
Uno dei temi di più stringente attualità in questi giorni a livello regionale è certamente quello del Piano di Dimensionamento Scolastico. L’istituzione scolastica è uno dei pilastri portanti della nostra società e assume una valenza ancora più forte soprattutto in quei territori che la denatalità, la disoccupazione e i flussi migratori stanno conducendo inesorabilmente verso una progressiva “desertificazione”.
In territori come questi, ancora di più che nelle altre aree più sviluppate, reputo sia fondamentale riuscire a garantire la presenza e l’attività del maggior numero possibile di presidi culturali, come ad esempio gli istituti scolastici, scongiurando i pericoli derivanti da una riduzione “forzata”.
Una scuola di prossimità capace di far crescere e sviluppare i talenti dei nostri giovani, consolidando nella mente dei più piccoli quel concetto di comunità sociale che è sempre più in pericolo anche nei centri minori, soprattutto nelle zone rurali e montane.
Alla luce di queste valutazioni, ritengo che il Piano di Dimensionamento Scolastico debba scaturire non solo da generiche tabelle preimpostate o da fredde operazioni numeriche, ma da una riflessione più ampia, a cui tutta la politica nella nostra regione, e a tutti i livelli, ha il dovere di partecipare.
Quello che può apparire come un aspetto legato solo ad un settore della nostra società, cioè la rimodulazione di istituti, dirigenti, personale docente e non docente, etc, in realtà contiene, a mio avviso, una serie di scelte decisive per il futuro della nostra regione.
Una scuola, per un paesino, un borgo o una frazione, non è solo un edificio in cui i nostri ragazzi imparano a scrivere e leggere, ma è anche un luogo in cui si formano, in cui iniziano a creare le prime relazioni di amicizia, in cui cominciano a sentirsi parte di qualcosa, insieme alla loro famiglia.
Occorre, dunque, prestare molta attenzione anche ai più piccoli dettagli, come ad esempio le garanzie relative ai Comuni caratterizzati dalla presenza di minoranze linguistiche e storiche, o altre situazioni di questo tipo, che ritengo di minor rilievo solo nei numeri. Questa è la sfida che abbiamo davanti!
Un lavoro non certamente facile a cui sono chiamati a rispondere l’Assessorato preposto e i dipartimenti regionali, le Province e i Comuni, che proprio in questi giorni saranno protagonisti di una serie di incontri e tavoli operativi.
Auspico, conoscendo anche la competenza e la sensibilità della Vice Presidente Giusy Princi, che si possa giungere nei tempi previsti alla definizione di un Piano valido ed efficace per la Calabria non solo dal punto di vista strettamente tecnico, ma anche sociale.