Il centrodestra commenta la sentenza del Tar sui brogli elettorali “Falcomatà festeggia ma ha perso la città”
Festeggiare per una verità che non emerge, festeggiare sul cadavere dei reggini è tanto ignobile quanto inconcepibile; lo è in quanto reggino (seppur schierato politicamente) e lo è, ancora peggio, da Sindaco.
Giuseppe Falcomatà, che scrive “ELEZIONI REGOLARI” come incipit del suo post sui social rispetto alla questione brogli, non ha forse chiara la figura infima che sta facendo a livello nazionale e quella che indirettamente sta facendo fare alla Città di Reggio Calabria a causa sua e del suo gregge. “Tutto è concluso” scrive l’altezzoso governante metropolita.
Si sbaglia. In primis va precisato che il ricorso, considerato irricevibile e inammissibile dal TAR, è stato respinto per vizi di forma e non perché i fatti non sussistono o non sono abbastanza gravi da poter annullare le elezioni. Da avvocato, dovrebbe saperlo cosa significa nei fatti quanto risposto dal Tribunale. Quindi ancor più ignobile strumentalizzare le parole dei giudici.
Ma quel che è peggio è sapere che colui che dovrebbe essere primo rappresentante della legalità in Città, festeggia per una cosa del genere. Deprimente.
Il festeggiamento lo capiremmo se si riferisse al palese salvataggio della poltrona; perché è questo che sta festeggiando Falcomatà jr., privo di stile e di pudore, nemmeno lontanamente vicino allo stile di chi portava lo stesso cognome e soprattutto senza rispetto per i suoi cittadini (soprattutto per i parenti dei defunti che risultano aver votato alle elezioni che lo hanno portato ad essere rieletto).
E poi non capiamo sinceramente quali siano queste “azioni e gesti sopportate dalla Maggioranza” in attesa della sentenza. Si riferisce alle proteste, alle manifestazioni, al dissenso pubblico? Il Sindaco intoccabile ci sta forse dicendo che i cittadini non possono protestare e lamentarsi per le vergogne perpetrate da suoi uomini? O magari che lo hanno infastidito le insistenti dichiarazioni dell’Opposizione in cerca della verità e della trasparenza?
O probabilmente gli articoli della Stampa libera che sta insistendo sull’argomento perché vede la totale apatia di Palazzo San Giorgio che ignora piuttosto che affrontare? Probabilmente pensa di essere in regime dittatoriale. La sua superbia lo precede di due metri.
Lui che si professa democratico, dovrebbe essere a conoscenza che le manifestazioni di disaccordo, siano esse verbali o scritte, con striscioni o con felpe, debbano essere rispettate a prescindere, perché viviamo in uno Stato libero che prevede indipendenza di pensiero e di espressione.
Il primo cittadino, piuttosto, dovrebbe richiamare i suoi mastini pronti al minimo gesto del padrone a strappare (letteralmente) la disapprovazione altrui, con l’arroganza tipica del CentroSinistra, di chi non ammette pensiero diverso dal proprio, sebbene si professi più aperto e comprensivo delle altre parti politiche.
Essere sindaco significa prendere posizione, distinguersi, essere il PRIMO cittadino a ribellarsi, a volere la verità per tutta la Comunità che rappresenta, non “mantenere la calma e la lucidità” per questioni di cui è l’intera popolazione a chiedere a gran voce chiarimenti (veri, non di facciata). Se Giuseppe Falcomatà pensa che aver giocato a nascondino in attesa del TAR sia stato interpretato dai reggini come “mantenere calma e lucidità”, si sbaglia di grosso.
La gente non ha più stima e fiducia. Non gli crede. La credibilità dell’attuale Amministrazione comunale si può facilmente misurare sui tavoli romani così come in Regione. Nulla. Meno di zero. Il tutto comodamente riscontrabile sui social per quanto riguarda l’opinione pubblica. Reggio non ne può più di questa incompetenza. E lui invece festeggia perché il TAR ha sentenziato in “suo favore”, salvando il salvabile.
Caro Sindaco, ti sarai anche salvato in calcio d’angolo stavolta, ma non è finita la partita. Non arriverai alla fine del secondo tempo di cui tanto ti vanti. E anche ammesso che ciò malauguratamente accada, ti facciamo presente che (nonostante l’espressione del TAR) negli occhi dei tuoi concittadini continuerai a leggere quel dubbio di cui tu stesso parli nel post: “che non ti considerino una persona perbene”.
Se vuoi conservare la dignità, dimettiti.
Tu non rappresenti Reggio Calabria.
Federico Milia
Antonino Caridi
Antonino Maiolino