Il presidente del consiglio regionale Mancuso interviene sulla relazione annuale del garante alla salute
“Il nuovo corso, avviato da due anni a questa parte, da Giunta e Consiglio regionale in sinergia con il Commissario per la sanità on. Occhiuto, ha già prodotto una significativa inversione di tendenza e prodotto risultati che, fino a poco tempo fa, sembravano irraggiungibili.
Su questa direttrice, l’Assemblea legislativa regionale, ha colmato una vistosa lacuna che si protraeva da oltre quattordici anni. Era infatti luglio 2008, quando fu istituito il Garante regionale della Salute, ma nessuno aveva inteso individuarlo”.
È quanto ha sostenuto il presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso commentando la relazione annuale svolta dal Garante della salute Anna Maria Stanganelli.
Ha aggiunto: “Ad un anno dall’ insediamento, l’azione del Garante, cooperando con le Istituzioni sanitarie e con questa Presidenza, si è meritoriamente collocata al crocevia tra la promozione di politiche preventive e la gestione delle criticità poste alla sua attenzione.
Spaziando dinamicamente le sue competenze, dalla vigilanza (anche attraverso sopralluoghi nelle strutture sanitaria sulla base delle segnalazioni di cittadini e associazioni) alla messa a punto di opportune iniziative di sensibilizzazione su molteplici patologie e organizzando, al contempo, occasioni di confronto con stakeholder del settore”.
Per Mancuso: “Nonostante le molteplici criticità della sanità, il Garante ha fronteggiato una sfilza di sfide, in un contesto in cui risorse limitate, difficoltà infrastrutturali e situazioni di emergenza hanno rappresentato ostacoli significativi.
Attraverso il suo impegno, si è favorita la soluzione di tante problematiche nel corso di questo primo anno di attività che si chiude con un bilancio positivo. Sapendo che molto è stato fatto e che c’è ancora tanto da fare”.
Infine: “A me preme segnalare che il diritto alla salute vada assicurato in un nuovo approccio che consideri i cittadini non alla stregua di freddi numeri, ma come persone bisognose di tutela.
Oltre all’ assistenza socio-sanitaria, è importante puntare sull’“umanizzazione delle cure”, cambiando il paradigma basato soltanto sulle patologie e privilegiando l’essere umano quale portatore di sentimenti, sofferenze, conoscenze e speranze”.