Il voto del 25 settembre e le prospettive future, il centrosinistra riparte da Vibo per «costruire l’alternativa al governo delle destre»
L’unità delle forze progressiste all’indomani della sconfitta elettorale che ha portato alla nascita del governo Meloni; la necessità di tornare a dialogare per costruire un’alternativa basata sulla tutela dei diritti sociali che possa fronteggiare l’egemonia politica delle destre, sia a livello nazionale che regionale; la volontà comune di ricomporre il quadro nel centrosinistra e superare le divisioni che storicamente hanno penalizzato tale area.
È ruotata attorno a questi elementi cardine, partendo da un’analisi tecnica e sociologica del voto del 25 settembre scorso, l’iniziativa che, ieri, lunedì 7 settembre, a Palazzo Gagliardi di Vibo Valentia, ha messo attorno allo stesso tavolo esponenti del mondo accademico, dei partiti e delle associazioni, accomunati dalla volontà di tracciare prospettive comuni per il rilancio dell’azione politica del centrosinistra.
A farsene promotore il movimento Liberamente progressisti del consigliere regionale Antonio Lo Schiavo, in collaborazione con il Coordinamento 2050 civico, ecologista e di sinistra. e le associazioni Calabriattiva di Rende, La Strada di Reggio Calabria, Scenari globali e Pensiero libero.
Al tavolo dei relatori il contributo tecnico di Gianluca Passarelli, docente di Scienza politica della Sapienza Università Roma, e Domenico Cersosimo, docente di Economia applicata dell’Università della Calabria. Quindi il punto di vista politico del consigliere regionale del Partito democratico Raffaele Mammoliti e del deputato del Movimento5 stelle Riccardo Tucci.
Al dibattito hanno preso parte ancora Barbara Cartella, presidente dell’associazione La Strada; Mimmo Talarico, consigliere comunale di Rende e già consigliere regionale; Saverio Pazzano, consigliere comunale di Reggio Calabria.
Loredana Pilegi, consigliere comunale di Vibo Valentia, ha introdotto e condotto i lavori. In sala molti gli esponenti politici e amministratori comunali presenti.
«Siamo in un cambio di fase epocale ha esordito Gianluca Passarelli: per la prima volta la destra estrema è al governo del Paese e per la prima volta l’astensione è vicina al 40 per cento.
Ed è un cambio di fase che va interpretato a livello sociale: come si muovono i corpi sociali? Cosa fanno i pensionati? Come votano, ad esempio, gli studenti della Bocconi? Ci sono tante solitudini, anche politiche, troppa frammentazione. E in tutte queste divisioni ideologiche, il Paese rischia di non stare più in piedi.
C’è poi anche un dato geografico nella distribuzione del voto: come fa una forza progressista a proporsi come guida del Paese se vince solo nelle aree urbane e metropolitane, mentre la grande maggioranza della popolazione vive nei piccoli centri?
Il fattore determinante, tuttavia, è che l’Italia è tornata ad essere un Paese fortemente diseguale e per le forze riformiste ora è fondamentale tornare a parlare di diseguaglianze sociali, territoriali, di genere».
Per Cersosimo: «La delusione dell’esperienza parlamentare dei cinquestelle e la mancanza di un’offerta politica credibile da parte del centrosinistra hanno favorito il quadro politico attuale. A questo si aggiunge l’astensionismo ormai a livello di guardia, specie al Sud, e la mancanza di candidati più autorevoli al Senato che avrebbe impedito al centrodestra di avere la maggioranza.
Nessuno ha proseguito si è realmente occupato di Mezzogiorno. Sono aumentate le diseguaglianze, economiche e civili e si è creato un forte deficit di cittadinanza.
Un Paese caratterizzato da simili divari c’è il rischio che si rompa». Sul piano politico, Cersosimo ha messo in evidenza come il forte astensionismo apra «una prateria sulla quale lavorare. C’è tanto da fare, riunioni come questa servono per raccontarci non solo ciò che va male ma anche ciò che può andar bene. Dobbiamo fare in modo di rigenerare la politica e ridargli dignità».
Anche per il consigliere regionale Mammoliti, il confronto è «politicamente rilevante. Abbiamo ucciso la politica ha detto senza però sostituirla con una politica positiva che desse autorevolezza all’intera classe dirigente. La politica si deve riappropriare di questa funzione: promuovere la partecipazione dei cittadini alla vita attiva della comunità.
Il senso di sfiducia ha fatto sì che nel Paese venisse vanti un sentimento qualunquista che, in una certa fase, ha portato i cinquestelle al successo. Ma questa volta sono dell’avviso che se si fosse fatto l’accordo elettorale Pd-M5S, oggi la Meloni e i presidenti di Camera e Senato non occuperebbero quelle postazioni.
La spinta dello stare insieme avrebbe suscitato interesse maggiore nell’elettorato che, al contrario, era fortemente scoraggiato.
Si è trattato ha aggiunto Mammoliti di un errore strategico imponente: sapevamo già la matrice di quell’area politica ed è preoccupante che non siamo stati in grado di impedire che andasse al governo del Paese. Dobbiamo provare in Calabria, e dalla Calabria, a sviluppare un laboratorio di idee per costruire un nuovo orizzonte politico e culturale».
Dal parlamentare Tucci la controanalisi sul risultato elettorale del Movimento cinquestelle: «Non è sui risultati di governo che gli elettori ci hanno voltato le spalle, più che altro lo hanno fatto sulle alleanze di governo che in certi casi non sono state capite. Nonostante tutti i problemi, tuttavia, il M5S è riuscito a concretizzare il proprio programma, capitalizzando un consenso di qualità.
Molti, infatti, in passato, ci votavano sulla scorta di un voto di protesta: il voto del 25 settembre, invece, si è caratterizzato come un voto di qualità che ci ha portato, è vero, una percentuale inferiore, pari al 16 per cento, ma che può però essere considerata una base solida per il movimento e per il presidente Conte.
È stato un errore andare separati ha confermato Tucci ma senza interrogarsi troppo sulle responsabilità, il dato è che abbiamo consegnato il governo alla Meloni. Ora è necessario ripartire da temi comuni, quelli sui quali ci siamo spesso ritrovati».
A seguire gli interventi di Barbara Cartella, che ha portato il punto di vista delle associazioni, di Saverio Pazzano e di Mimmo Talarico. A trarre le conclusioni il consigliere regionale Antonio Lo Schiavo: «Di fronte alla sconfitta più pesante della sinistra dal dopoguerra ad oggi, la risposta dei partiti stenta a partire.
La classe dirigente delle forze progressiste sembra ancora avvolta in una bolla, in quella mancata sintonia con la società che ci ha fatto ignorare i problemi reali mentre c’era chi parlava a quelle paure con un tratto identitario molto forte». Quindi Lo Schiavo ha aggiunto: «Anche in Calabria la risposta politica alla sconfitta elettorale delle regionali è stata insufficiente.
Lo si vede quotidianamente nell’organizzazione dell’opposizione in Consiglio regionale dove il presidente Occhiuto narra una Calabria che non esiste e che in un anno non ha visto alcun miglioramento delle sue condizioni.
È ora di dare una risposta politica organizzata ad Occhiuto, una risposta che però preventivamente dica “basta” ai tatticismi, alle furbizie, alle divisioni interne ai partiti con una convergenza sui temi veri e più urgenti».
Lo Schiavo ha proseguito: «Questa iniziativa non serve a mettere cappelli né a prendere le distanze da nessuno, come erroneamente è stato detto. L’unico obiettivo è avviare una ricostruzione, con un primo segnale che parte da Vibo Valentia, dove siamo governati da 20 anni dal centrodestra e dove si comincia a ragionare su un’alternativa credibile al governo della città.
Serve impegno, studio, aiuto dai partiti anche a livello nazionale: ma il messaggio è che dalla Calabria si possono creare laboratori nuovi perché qui viviamo disagi gravi che devono tornare al centro dell’azione politica. Su tutti l’autonomia differenziata: grande sfida da controbilanciare e che dobbiamo fare nostra.
E su questo tema chiederemo con forza al presidente Occhiuto da che parte deciderà di stare: se farà l’interesse dei calabresi opponendosi a tale prospettiva o se obbedirà agli ordini di scuderia avallando questi scellerati tentativi di distribuzione della ricchezza».