CronacaVibo Valentia

Indagata dalla Polizia di Stato di Vibo Valentia per maltrattamenti e violenze nei confronti dell’ex marito

polizia di stato - vibo valentia

Nel pomeriggio di ieri 14 novembre, gli Agenti della Polizia di Stato in servizio alla Squadra Mobile di Vibo Valentia hanno dato esecuzione ad una ordinanza applicativa del divieto di avvicinamento ai luoghi abitualmente frequentati dalla persona offesa emessa dal G.I.P. del Tribunale di Vibo Valentia su richiesta della locale Procura della Repubblica nei confronti di una donna sospettata di aver più volte maltrattato e malmenato il marito, all’epoca convivente, non rassegnandosi alla fine della loro relazione sentimentale.

Si tratta dell’epilogo delle indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Vibo Valentia ed esperite dalla sezione specializzata per i reati contro la persona, in danno dei minori e sessuali della Squadra Mobile, originatesi dalla denuncia presentata dall’uomo a seguito delle continue aggressioni subìte da parte della propria moglie la quale non ha lesinato di porre in essere le illecite condotte consistite in schiaffi, graffi, morsi ovvero lancio di oggetti, anche alla presenza dei figli minori e sul luogo di lavoro del marito.

In una occasione, la donna, evidentemente in preda all’ennesimo raptus della gelosia e del risentimento per la conclusione della relazione – elementi che spesso connotano le condotte maltrattanti dell’uomo nei confronti della donna ma che in questo caso hanno invece visto una inversione dei ruoli fra vittima e aggressore ha anche fatto trovare al marito i suoi indumenti ridotti a brandelli poiché completamente tagliati.

I riscontri acquisiti dagli investigatori, anche attraverso l’escussione di diverse persone informate sui fatti, hanno consentito al G.I.P. del Tribunale di Vibo Valentia, su richiesta del P.M. titolare del fascicolo processuale, di emettere a carico della donna la misura cautelare del divieto di avvicinamento alla parte offesa prescrivendo alla stessa di dover mantenere una distanza di 250 metri dall’uomo e dai luoghi dal predetto abitualmente frequentati, vietando, altresì, qualsiasi forma di comunicazione con lo stesso, anche per interposta persona.

La vicenda denota ancora una volta l’importanza e la necessità di trovare la forza di opporsi alle varie forme di violenza e abusi domestici, poiché solo infrangendo il muro del silenzio e informando le Istituzioni sarà possibile intervenire in tempo prima che determinate situazioni, a volte apparentemente innocue, possano degenerare in irreparabili atti di aggressività fisica e psicologica.

Si specifica, infine, che i provvedimenti adottati in fase investigativa e/o dibattimentale non implicano alcuna responsabilità dei soggetti sottoposti ad indagini ovvero imputati e che le informazioni sul procedimento penale in corso sono fornite in modo da chiarire la fase in cui il procedimento pende e da assicurare, in ogni caso, il diritto della persona sottoposta ad indagini e dell’imputato a non essere indicati come colpevoli fino a quando la colpevolezza non è stata accertata con sentenza o decreto penale di condanna irrevocabili.

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