Cosenza

La battaglia silenziosa di un medico di vocazione contro la burocrazia sanitaria

di Nicoletta Toselli
La storia di molti medici si intreccia spesso con quella di pazienti salvati, cure sperimentali e battaglie vinte contro la malattia. Tuttavia, in alcune realtà, il nemico più difficile da combattere non è il male fisico, ma la burocrazia che imbriglia e ostacola l’efficienza del sistema sanitario.
In Calabria, una regione dove le carenze strutturali della sanità sono da tempo al centro del dibattito, la morte di un medico, deceduto il primo novembre per un infarto devastante, è l’emblema di una tragedia che si consuma quotidianamente in silenzio. Questo medico non era solo un professionista del settore, ma un uomo votato alla cura degli altri per vocazione, un punto di riferimento per la comunità, che ha sacrificato se stesso nel tentativo di colmare le lacune di un sistema sanitario farraginoso e spesso inadeguato.
La sua scomparsa ha messo in luce un problema cronico: le ambulanze che viaggiano senza medico a bordo, un fattore determinante che gli ha negato una possibile via di salvezza. Quando il 118 è arrivato, tempestivo ma privo di personale medico, il referto è stato redatto da remoto, basandosi su dati trasmessi e non su un’osservazione diretta. In quei minuti cruciali, la presenza di un medico avrebbe potuto fare la differenza, diagnosticando immediatamente la gravità della situazione e attivando un intervento adeguato.
In un contesto dove la burocrazia sovrasta il buon senso e le esigenze vitali, l’assenza di un medico su un’ambulanza non è un semplice disguido, ma un errore sistemico che mette a rischio vite umane. Come un “nocchiero senza timone”, un’ambulanza senza medico non può garantire un pronto soccorso efficace, ma solo un trasporto d’emergenza verso l’ospedale. Questo, nella regione Calabria, ha significato la negazione di un soccorso tempestivo a innumerevoli persone nel corso degli anni.
Il sogno di questo medico era quello di combattere questa malasanità, di fare della sua professione una missione continua, attrezzando il suo studio come un piccolo pronto soccorso per garantire ai suoi pazienti non solo cure ma anche sicurezza e dignità. Esempi luminosi come il suo non sono isolati. Ci sono medici in tutta Italia che, spesso in silenzio e senza clamore, lottano ogni giorno contro le inefficienze del sistema, mettendo al primo posto la salute dei loro pazienti.
In Emilia-Romagna, la dottoressa Laura S., che ha trasformato il suo ambulatorio in un centro di accoglienza per emergenze cardiache, è un esempio di come l’impegno personale possa sopperire alle carenze del sistema. Allo stesso modo, il dottor Roberto G., in Toscana, ha fondato un’associazione per la fornitura di defibrillatori e la formazione del personale sanitario, dimostrando che la volontà di migliorare il sistema può partire anche dal basso.
Questi medici rappresentano una speranza e un faro di luce in un sistema che necessita di riforme profonde e di un ritorno ai valori fondamentali della medicina: la cura e la tutela della vita umana sopra ogni altro interesse.
NOTA INTEGRALE della famiglia Saporiti
“Vorrei essere medico, non per diploma, ma per vocazione e impegno a resistere a una medicina impersonale e complicata che spesso fa vacillare ogni buona volontà “.
Questi erano i tuoi pensieri di medico che ha sacrificato se stesso per assistere tutti in maniera incondizionata e per sopperire anche alle carenze del sistema sanitario, evidenti soprattutto nella nostra regione .
Che sei stato medico per vocazione è chiaro a tutti, nella seconda parte del tuo pensiero te la prendevi con la burocrazia.
Quella stessa burocrazia complicata, che tanto detestavi, ha fatto in modo che per te non ci fosse nessuna possibilità di salvezza.
Il primo novembre ci hai lasciato con un infarto devastante, diagnosticato da te stesso, il 118 è arrivato tempestivamente,ma senza medico, e chi ha refertato da remoto sì è affidato ai risultati trasmessi.
Certamente la presenza di un medico avrebbe permesso di diagnosticare immediatamente la gravità del tuo malore e un intervento adeguato.
Intanto tu non ci sei più e se avessi avuto anche solo una possibilità di salvezza ti è stata preclusa .
Nella regione Calabria sono anni ormai che le ambulanze viaggiano senza medico e poco attrezzate, soltanto per motivi economici, per cui chiamare un 118 senza un medico a bordo significa perdere minuti preziosi e fatali .
Questo significa garantire solo un trasporto in ospedale, e non un pronto soccorso tempestivo ed efficace.
Questa possibilità non è stata negata soltanto a te ,ma nel corso degli anni è stata negata a tantissime persone e continuerà ad essere negata nella nostra disgraziata regione .
Un’ ambulanza senza medico è come “una nave senza nocchiere ”, oppure per rimanere in tema sanitario come un ospedale senza medici .
La salute delle persone è il bene assoluto che lo Stato deve tutelare senza badare a spese .
Nel corso della tua attività di medico, hai soccorso tantissime persone anche per infarto, che sì sono salvate per il tuo tempestivo intervento, che ti ha permesso di fare una diagnosi immediata, diretta e corretta.
Il tuo sogno era continuare a lottare contro questa malasanità e continuare a fare il medico, attrezzando sempre di più il tuo studio per renderlo un vero e proprio piccolo pronto soccorso al servizio di tutti .
Pubblicato su Calabria Reportage
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