Cosenza

Maltrattamenti a Paola: la difesa si affida all’esperienza del criminologo Caruso

Il caso dei due fratellini di Paola ricoverati per gravi lesioni presso l’ospedale Annunziata di Cosenza, continua a catalizzare l’attenzione dell’opinione pubblica, sollevando interrogativi sulle reali cause dei presunti maltrattamenti e sulle responsabilità all’interno del nucleo familiare. Le due indagate, la madre e la nonna dei bambini, respingono con fermezza ogni accusa. Per sostenere la loro difesa, si sono affidate all’Avvocato Francesca Cribari che ha nominato il Prof. Dott. Sergio Caruso come Consulente Tecnico di Parte (CTP).

Stimato e conosciuto nel settore della criminologia e della psicologia applicata alle dinamiche relazionali e comportamentali, il Prof. Caruso vanta un’esperienza consolidata come consulente tecnico in numerose indagini, anche di rilevanza nazionale, in cui aspetti psicologici e investigativi si intrecciano.

Il mio compito – dichiara il Prof. Caruso – sarà quello di ricondurre questa vicenda nei binari della razionalità e dell’analisi scientifica. Non possiamo permetterci di cedere a interpretazioni frettolose o a letture emotive. Attraverso uno studio rigoroso delle prove e delle dinamiche familiari, distingueremo con chiarezza tra ipotesi e certezze. Lavorerò – aggiunge il criminologo – in stretta sinergia con l’Avvocato Francesca Cribari e il Dott. Sbano, garantendo un’analisi meticolosa e fondata su evidenze scientifiche verificabili e prive di ambiguità. Ringrazio entrambi per la fiducia riposta nel mio operato e per la professionalità con cui stanno affrontando questa delicata vicenda. In contesti – afferma Caruso – così sensibili, dove l’emotività può distorcere la percezione dei fatti, è essenziale adottare una metodologia rigorosa e scientifica. Il nostro obiettivo è fare piena luce sulle reali responsabilità e offrire una lettura chiara e oggettiva dei fatti contestati. Questo diventa – sottolinea nelle conclusioni – ancor più cruciale quando i riflettori dei media amplificano il tutto, rischiando di trasformare le prove oggettive in processi mediatici sommari, che possono influenzare la percezione pubblica e compromettere il giusto corso della giustizia”.

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