Massimo Ripepi sulla discarica di Melicuccà “il Tar boccia Falcomatà anche alla città metropolitana”
Con il sindaco Falcomatà non si è mai al sicuro da brutte sorprese. Nemmeno Attila l’Unno aveva osato tanto. A queste latitudini non cresce più l’erba della speranza, ma cresce la montagna di rifiuti in ogni angolo della Città e la realizzazione del ciclo integrato dei rifiuti è ormai un miraggio. Insomma l’incubo del ciclo “disintegrato” dei rifiuti è realtà.
Non funziona niente e nulla di ciò che si programma si realizza. Ti alzi la mattina ed ecco che un altro guaio pende sulla Città Metropolitana e sulla possibilità per Reggio Calabria, di riscattarsi dal suo avanzante disagio.
Primo fra tutti i rifiuti, i quali ora non avranno nemmeno la possibilità di essere collocati nella discarica di Melicuccà, detta “La Zingara” e individuata dalla Conferenza dei servizi nel dicembre 2020, ma ora messa fuori legge dal TAR.
Accogliendo il ricorso del Comune di Palmi in merito alla presenza di una falda acquifera nei pressi della suddetta discarica, il tribunale amministrativo di fatto, da un’ennesima battuta d’arresto al processo di integrazione dei rifiuti in seno alla Città Metropolitana, cioè quel complesso di attività organizzate sulla base di ambiti territoriali ottimali, nel rispetto di criteri finalizzati a massimizzare l’efficienza del servizio attraverso il superamento della frammentazione delle gestioni.
Il fatto non avrebbe una eco eccessivo, senonché la scelta del sito di Melicuccà non fosse stata oggetto dell’avallo della Conferenza dei servizi e se la questione del ciclo dei rifiuti non fosse stata in testa alla pregressa campagna elettorale di Falcomatà.
Il punto è che la politica scellerata del primo cittadino e le sue scelte improvvisate, continuano a fare terra bruciata su un territorio provato, dissanguato, ghettizzato da anni di mal governo.
Lo abbiamo detto, nemmeno Attila aveva osato tanto, ma Falcomatà che aveva indicato la discarica di Melicuccà, come la panacea di tutti i mali e di tutta l’immondizia del territorio metropolitano nell’allora campagna per la rielezione del settembre 2020, ora non vedrà mai la luce del progetto di bonifica, sebbene i lavori per il riutilizzo della “Zingara” fossero già cominciati da un pezzo.
La domanda è: se un tribunale a meno di un anno dall’ultima Conferenza dei servizi, prende una decisione che scarta Melicuccà, perché comunque la presenza dei rifiuti andrebbe a contaminare le acque presenti in loco, allora per quale motivo la Conferenza in questione non agiva, un anno addietro, nella stessa direzione e anziché perdere così tanto tempo non individuava un altro possibile sito?
Non ci è chiara la logica di azione del sindaco metropolitano, che a piè sospinto non ne fa una giusta e non ci è chiara nemmeno la ratio della Conferenza, che di fatto ignorava il pericolo di inquinamento, a seguito di una perizia, viziando una decisione che professionisti capaci e accorti non avrebbero mai preso.
Il Comune di Palmi, dunque, ha fatto leva su questo aspetto e sulla necessità di salvaguardare la salute dei cittadini palmesi e ora il TAR gli ha dovuto dare ragione, facendo scemare le speranze di trovare nelle vicinanze di Reggio Calabria, una via d’uscita facile al riciclo dei rifiuti urbani.
Una batosta per il Comune di Reggio? Piuttosto il Comune reggino ha una sola sfortuna: quella di ritrovarsi al vertice un amministratore assolutamente inadeguato al ruolo che ricopre e che dovrebbe avere le competenze per riorganizzare la gestione dei rifiuti, essendo la Città Metropolitana ente di governo d’ambito.
Ma la cosa era stata ribadita anni addietro persino dall’allora Regione Calabria a guida Oliverio, espressione del medesimo partito di Falcomatà.
Persino il compagno di compagine politica, traeva conclusioni negative sulla gestione della cosa pubblica da parte di Giuseppe Falcomatà; infatti, la Regione Calabria aveva intimato molto chiaramente al sindaco reggino di occuparsi del ciclo integrato dei rifiuti, considerato che Falcomatà non aveva, all’epoca, neanche la capacità di metterci la faccia, bypassando in toto le Conferenze regionali.
Ad oggi, la Città Metropolitana si è affrettata a spiegare, che la sentenza del TAR riguarda solo l’impianto già esistente e che le nuove strutture non sono tacciate di inidoneità.
Piuttosto, la questione sarà oggetto di studi approfonditi. Intanto però, le cose si fermano ancora una volta e di nuovo ci vorrà del tempo per verificare o per riqualificare quanto già progettato, gettando al vento anni di lavoro e denaro pubblico, mentre l’area metropolitana affoga nel disastro amministrativo e l’ottimizzazione della gestione dei rifiuti andrà a farsi benedire; forse, nella prossima amministrazione, forse in un futuro lontano anche Reggio Calabria sarà un territorio civile, un luogo dignitoso in cui vivere e lavorare.