Pino Pardo ricorda il grande medico Pietro Valdoni nell’anniversario della sua scomparsa
Pietro Valdoni (Trieste, febbraio 1900 – Roma, novembre 1976) è stato chirurgo ed accademico italiano, pioniere della tecnica chirurgica ed è considerato il caposcuola della moderna chirurgia italiana.
Il Prof. Valdoni si fece apprezzare coniugando alla sua cultura e alle sue capacità tecniche, il senso del dovere, la dedizione ai pazienti e il rispetto della loro sofferenza. Muore nel 1976 per un cancro ai polmoni che ha diagnosticato da solo e per il quale da solo definisce il piano di cura. Egli, un giorno, si confidò con queste parole:
«Adesso che sto per andarmene, mi chiedo se non ho consumato troppo tempo nel lavoro. Per i miei studi, per gli ammalati, per gli impegni in ospedale e fuori, non ho mai badato all’orario ed alla stanchezza.
Quante domeniche ho trascorso consultando libri e cartelle cliniche? Migliaia. Avrei potuto divertirmi anch‘io, andare alla partita o alle corse di cavalli, stare in compagnia degli amici o di una bella donna.
Invece sono rimasto a rovinarmi gli occhi sulla carta. Eppure ero felice così, in nessun altro posto mi sarei sentito altrettanto bene. Ormai non ho più tempo per nulla, lo so, ma non nutro rimpianti. Sono vissuto come desideravo.»
Sue Frasi celebri:
«Quanto più un cavallo è di razza, tanto più è necessario che senta il morso.»
«Molti sono i modi di praticare un intervento, ma uno solo è il migliore.»
«Talvolta il meglio è nemico del bene.»
«Nessuno può darmi ombra; solo i miei allievi potranno superarmi.»
Rivolgendosi ai suoi studenti:
«Voi mi siete cari come i miei figli; io vivo più con voi che con essi.»
Leggendo le parole del Prof. Valdoni mi viene spontaneo fare le considerazioni che seguono: ecco questo è il punto, vivere secondo la propria natura!
C’è chi gode il suo tempo girando il mondo, abbuffandosi a tavola, facendo l’amore, schivando la fatica e lasciando scivolare sulla pelle le contrarietà e chi, invece, trova serenità ed appagamento nella solitudine, nello studio, nei doveri della famiglia, nel lavoro, nell’assistenza al prossimo, nelle rinunce rimanendo buoni e altruisti, pratici e non burocrati, con la capacità di “immergersi” in ogni essere umano dialogando con tenerezza e capire la più piccola delle sue necessità.
La felicità è nel bene che offriremo, nella gioia che diffonderemo, nel sorriso che faremo fiorire, nelle lacrime che avremo asciugato e non nell’amarezza, anche la più piccola, che avremo provocato; chi nel cuore ha amore può donare amore, altrimenti resta misero.
Pino Pardo