Reggio Calabria

Reggio Calabria: il paesaggio torna protagonista al Museo Archeologico Nazionale

«Il paesaggio torna protagonista al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria».

Così il Direttore Carmelo Malacrino presenta il secondo incontro della rassegna “Paesaggi della storia. La Calabria e il suo territorio attraverso le collezioni del MArRC”, sulla pagina Facebook del Museo.

È il secondo appuntamento della rassegna dedicata al tema “Paesaggi della storia. La Calabria e il suo territorio attraverso le collezioni del MArRC – commenta il Direttore. L’incontro si inserisce nel proseguo delle iniziative legate alla Giornata Nazionale del Paesaggio, istituita dal Ministero diretto da Dario Franceschini.

Il MArRC, così, continua a portare le sue collezioni sui canali social in attesa di poter presto riaprire le porte del Museo al pubblico.

Nell’incontro del mese di aprile il funzionario archeologo Maurizio Cannatà intratterrà il pubblico con la conferenza “Un paesaggio ‘perduto’ della Calabria antica. Pausania e la palaia graphè di Temesa”.

Nessun’altra civiltà del mondo antico ha creato un sistema narrativo di racconti leggendari paragonabile a quello dei Greci – commenta Cannatà.

Per secoli, attraverso il mythos (letteralmente ‘racconto’) e attraverso le storie dei suoi protagonisti principali, gli ‘eroi’, i Greci hanno narrato il loro passato più antico, ricostruendo le loro origini e legittimando il loro potere sul territorio, spesso a discapito di popolazioni non greche.

La storia della Magna Grecia continua ci ha restituito numerosi esempi di questo fenomeno culturale. Quello più affascinante, sicuramente il più noto, sin dall’antichità, fu il mito dell’Eroe di Temesa, città costiera della Calabria tirrenica, poiché affonda le sue radici direttamente nell’Odissea, il poema fondativo della civiltà occidentale.

Temesa spiega l’archeologo del MArRC fu una delle tappe dell’avventura ‘italiana’ di Ulisse, il luogo dove uno dei suoi compagni, Polites, si ubriacò e violentò una fanciulla, essendo per questo ucciso dagli abitanti del luogo. Lasciato insepolto da Ulisse, che si affrettò a salpare con le sue navi, il corpo di Polites si trasformò in demone, perseguitando la comunità di Temesa.

Da quell’antefatto nacque il mito di un eroe-lupo, cui veniva offerta in ogni anno la più bella fanciulla di Temesa per placare la sua ira, fino all’arrivo del prode Euthymos, un personaggio storico realmente esistito, pugile olimpionico e comandante dell’esercito locrese, che vinse in battaglia il demone liberando per sempre Temesa dal gravoso tributo.

Una leggenda al confine tra il mito e la storia, quindi, da cui nacque addirittura un proverbio, noto in tutto il mondo antico, che metteva in guardia tutti coloro erano artefici di soprusi e ingiustizie, dell’arrivo, prima o poi, dell’eroe di Temesa.

Grazie a Pausania, scrittore greco del II secolo d.C., sappiamo che questa storia era così famosa da essere rappresentata in una pittura antica, in cui era raffigurato il ‘paesaggio mitico’ di Temesa, con la città, il suo fiume, la sua fonte e, soprattutto, il suo ‘Eroe’ vestito di lupo.

La pittura era conservata a Olimpia, nel più importante santuario del mondo greco, dove i Greci conservavano le memorie del proprio passato mitico, e con esse anche della storia di Temesa e del suo Eroe».

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