Reggio Calabria, l’ imprenditore Lavino: “In piena estate l’aeroporto di Reggio ancora fermo per ulteriori 15 giorni”
“Nulla da fare, siamo punto e a capo. In piena estate l’aeroporto di Reggio resta fermo, al momento, per ulteriori 15 giorni”.
E’ quanto scrive in una nota l’imprenditore reggino Demetrio Lavino sulle ultime vicende relative allo scalo aeroportuale dello Stretto.
“Ai proclami sull’apertura al primo luglio e sul rilancio non ne consegue una realtà dei fatti, che sono principalmente due: il rinvio dell’apertura dei voli al 15 luglio, senza la certezza di questa data, e i 25.000.000 di euro che sono destinati alla messa in sicurezza dell’aeroporto, ma non un euro al rilancio dello stesso.
Sul primo punto gli ingenti danni all’economia della nostra Città sono incalcolabili, verrebbe voglia di fare una richiesta di risarcimento danni, una class-action contro i responsabili di questo disastro.
Sull’altare della cassa integrazione sfruttata fino al midollo si sacrifica un’intera collettività. Non vi è la possibilità di volare da Reggio, cioè dalla più lontana periferia d’Italia.
Eppure Reggio e Messina unite hanno un bacino di passeggeri pari a 600.000 abitanti considerando il solo circondario cittadino Praticamente Reggio e Messina insieme rappresentano la settima città d’Italia! Roma, Milano, Napoli, Torino, Palermo, Genova, Reggio-Messina, Bologna etc.
Quindi chi gestisce l’aeroporto dello Stretto, si perché è stato costruito per le due città, abbandona totalmente queste comunità e le sgretola dividendole tra Catania e Lamezia.
Tutto ciò avviene o perché non si ha una visione prospettica o perché si è in malafede. Non so quale delle due sia peggio, oppure non si sa come superare i 12 km di mare per unire le due Città che, in coppia, fanno paura ai big e, pertanto, meglio tenerle separate.
L’altro punto inquietante è che quando si parla di destinare all’aeroporto dello Stretto 25.000.000 di euro, i cittadini semplici e normali, gli operatori economici semplici e normali pensano nella loro ingenuità che si possano spendere al meglio per il rilancio dello stesso.
Un aeroporto per essere rilanciato deve essere attrattivo per numero di voli, prezzi e facilità di collegamento. Invece no, non possiamo essere registi di come spendere i soldi ma solo comparse, neanche attori.
Tutto viene stabilito a tavolino, 25.000.000 di euro destinati alla sicurezza dell’aeroporto. Ciò vuol dire che ci hanno fatto viaggiare non sicuri fino a prima del covid?
L’aeroporto deve per legge seguire un rigido protocollo di sicurezza e pertanto è sicuro cosi come lo sono la gran parte degli aeroporti nazionali. Gli aeroporti più “pericolosi” d’Italia sono Firenze e Genova.
A leggere poi le voci di spesa dei 25.000.000 si capisce bene che forse solo una minima parte ricadrà sulla città di Reggio in termini di forza lavoro, per piccole opere accessorie, mentre la gran parte ricadrà in aziende “europee”.
Siamo sicuri che servano 3.000.000 di euro per abbattere dei ruderi o un vecchio sistema di avvicinamento come il Gbas? Ma questa è un’altra storia.
Sembra infine stucchevole il quasi totale silenzio delle istituzioni cittadine che al di la dei proclami non intervengono a tutti i livelli possibili ed immaginabili.
Camera di Commercio, Confindustria etc… non possono limitarsi a semplici comunicati stampa. Non si può più stare chiusi nel proprio palazzo senza effettuare un’azione unitaria ed incisiva.
La società di gestione non può non confrontarsi con le istituzioni locali, ammesso che le stesse abbiano chiesto un incontro”. Conclude Demetrio Lavino.