Reggio Calabria: tenuto oggi il primo consiglio metropolitano con il nuovo consiglio
Gentile segretario, consiglieri, stampa, pubblico, personale della Metro City.
Si insedia oggi, dopo un iter travagliato, il consiglio metropolitano e consentitemi, in premessa, di ringraziare chi ha reso possibile tutto questo: a partire dall’ufficio elettorale e a finire a tutti i dirigenti, funzionari e dipendenti della Città Metropolitana che, con grande senso di responsabilità e abnegazione, hanno fatto si che le operazioni di voto si svolgessero nel pieno rispetto delle normative anti Covid e, quindi, della salute di ogni avente diritto al voto.
E a tal proposito, un sentito ringraziamento va a tutti gli amministratori dei 97 comuni del nostro territorio, i sindaci, i consiglieri comunali che, grazie anche alla individuazione dei due seggi staccati di Locri e Palmi, con larga e ampia partecipazione hanno fatto emergere dalle urne un consiglio rinnovato e pienamente rappresentativo dei territori tutti.
Si è parlato molto in questi anni di “reggiocentrismo”, di una Città Metropolitana cioè più attenta al capoluogo che alle aree omogenee. Interpreto questo sentimento come la volontà di maggiore protagonismo dei territori e maggiore attenzione agli stessi nelle scelte che l’ente sarà chiamato a fare.
Proprio per questo motivo una delle novità di questa consiliatura sarà l’organizzazione di appositi consigli e conferenze metropolitane sui territori per favorire, quando il Covid lo consentirà, anche una maggiore partecipazione dei cittadini.
E tuttavia sono pienamente consapevole che questo, seppur importante sotto un profilo simbolico, non sarà decisivo se non accompagnato da una puntuale riforma della Legge Delrio che nel 2014 ha istituito le Città metropolitane.
Se vogliamo che questo ente di secondo livello, nato non per sostituire le province ma per rappresentare un nuovo sistema di governance del territorio, non vada a rappresentare l’ennesima occasione perduta per il nostro paese servono dei correttivi come:
• L’aumento dei trasferimenti statali per evitare di pensare che si stava meglio quando si stava peggio (es: 8mln l’anno per le strade a fronte dei 2 attuali);
• La possibilità di avere una giunta con assessori legittimati a firmare atti e assumersi responsabilità amministrative;
• L’assegnazione a monte delle funzioni da parte dello Stato al fine di evitare contrattazioni con le regioni.
Su questo ultimo punto siamo pienamente consapevoli che, nelle more della riforma, bisognerà affrontare fin da subito la questione con
la Regione Calabria auspicando che l’importanza del tema non venga sacrificata sull’altare della contesa politica delle prossime e imminenti consultazioni elettorali.
Cosi come bisogna continuare ad affrontare con maggiore decisione la situazione rifiuti: bisogna giocare di squadra e non a colpi di ordinanza, bisogna lavorare per trovare una soluzione strutturale e non semplicemente dire “bisogna trovare una soluzione”.
In questo senso i livelli di responsabilità sono molteplici e continueremo a cercare e trovare il dialogo, come negli ultimi mesi, con la Regione Calabria ma siamo consapevoli che tutte le soluzioni saranno tampone finché non verranno risolti due problemi principali:
• Una riforma della legge regionale che ha istituito le ATO senza porre un filtro fra comuni e regione e scaricando sui comuni stessi decenni di cattiva programmazione sul tema. Prendiamo esempio dalla Puglia dove portiamo i nostri rifiuti per assenza di discariche di servizio e contestualizziamo quella legge al nostro territorio regionale.
• Tra i compiti dell’ATO c’è l’individuazione (oltre Melicuccà dove sono stati riaffidati i lavori) di altre due discariche di servizio. Se pensiamo di affrontare il tema con l’approccio “ovunque basta che non sia nel mio comune” è evidente che non ne usciremo mai.
Strettamente collegato al tema rifiuti c’è il tema sanità. Sono solo di pochi mesi fa le immagini che hanno visto i 400 sindaci calabresi fare fronte comune e pretendere l’affermazione del diritto alla salute per tutti i cittadini.
Un confronto, quello col governo, che ha portato alla introduzione nel decreto Calabria di una piattaforma di confronto fra i territori e il commissario.
Se a questo aggiungiamo la ripresa delle attività da parte della conferenza dei sindaci dell’Asp, ci rendiamo conto di quanto la Città Metropolitana, in sinergia con tutti gli altri soggetti preposti, potrà essere determinante nel rivoluzionare finalmente il sistema sanitario regionale a partire dalla garanzia della erogazione dei LEA e dei LEP.
Anche in questo senso, l’ente metropolitano dovrà assumere sempre più il ruolo di affiancamento e sostegno ai comuni per lo svolgimento delle funzioni amministrative e per l’erogazione dei servizi.
Va in questa direzione l’idea di rendere metropolitani alcuni servizi come quello del trasporto pubblico locale, come lo sarà a regime il sistema del ciclo integrato dei rifiuti e delle acque, così come la riscossione dei tributi e, ancora di più, il supporto agli uffici tecnici comunali per la progettazione delle opere pubbliche al fine di evitare di disperdere risorse e perdere occasioni uniche di sviluppo.
Non ultimo, mi preme sottolineare l’importanza, ove ne sussistano le condizioni di fattibilità tecnica, che la Città Metropolitana faccia il proprio ingresso in Sacal al fine di avere un ruolo legittimante e determinante rispetto a quelle che sono le prospettive di sviluppo in termini soprattutto di aumento dei voli da e per l’aeroporto dello Stretto nell’ottica, tra l’altro, di guardare sempre più al concretizzarsi dell’Area integrata dello Stretto.
Uno sguardo, infine, al futuro nella consapevolezza che la Metrocity è soprattutto un Ente di programmazione e che tutti i risultati che si vedranno nei prossimi anni abbiamo il dovere di pensarli e programmarli oggi.
In questi anni abbiamo lavorato con le associazioni di categoria, l’Università, gli ordini professionali e i sindacati alla stesura del primo piano strategico metropolitano.
Questa stessa cabina di regia vogliamo metterla in campo per l’individuazione dei progetti da candidare all’interno del Piano di Resilienza che il governo sta mettendo in campo per l’utilizzo delle risorse del Recovery Plan e Next Generation.
Un percorso partecipato dal basso che coinvolga altresì voi consiglieri, i sindaci e le associazioni culturali e sociali che operano nelle quattro aree omogenee.
Non può sfuggire come la composizione di questo consesso sia totalmente maschile e questo, al netto delle politiche di genere, deve fare riflettere i partiti e, più in generale, la politica su quanto sia ancora lunga la strada che porta ad una coscienza e consapevolezza reale della importanza della partecipazione delle donne alla politica e della presenza delle stesse all’interno delle istituzioni.
Nel farvi i più sinceri auguri di buon lavoro, chiudo con una massima di Leonida Repaci al quale questa sala è intitolata: “un’espressione tipica del calabrese: «Non mi fido» per significare «non ce la faccio», «non posso». A questo punto l’impotenza a fare una certa cosa ci aggancia oscuramente alla coscienza di una servitù da portare. Egli non si fida perché questa è la sua natura”.
Abbiamo il dovere di ribaltare questa concezione, abbiamo il dovere di far si che i nostri cittadini metropolitani tornino a “fidarsi” in tutti i sensi di questa accezione: a fidarsi della classe politica che li amministra e a fidarsi nel senso di cancellare dal loro vocabolario termini come “non ce la faccio” o “non posso”.
A noi il compito che sia possibile, a noi il compito di farcela