Ripepi “invasi dai tir al porto se Falcomatà continuerà a fare il passacarte”
Consiglio di Stato e Tar? Qui non è una questione di carte bollate, qui è una questione politica. Sul progetto dell’attracco Pentimele-Tremestieri a favore dei mezzi pesanti, si tratta di battere i pugni sui tavoli giusti. E quei tavoli si trovano a Roma. Lo vogliamo capire che la città di Reggio Calabria ha una sola vocazione?
Quella inclinazione turistica è l’unica sola vera ricchezza che dovremmo perseguire, insieme, con una progettualità condivisa e di ampie vedute, mentre invece si gioca a rimpiattino addirittura con il Ministero dell’Ambiente.
Ci è toccato in sorte un sindaco abilmente “passacarte”, mentre la sola verità è che il porto di Reggio, punto di riferimento per la nautica e la diportistica, sarebbe il luogo deputato dalla geografia benevola di questo estremo lembo d’Europa al turismo, anche ad un turismo di alto livello e in grado di richiamare ottimi profitti per l’economia locale.
Eppure l’inettitudine radicata nell’incompetenza dell’amministrazione Falcomatà e soprattutto nella mancanza di volontà e di autorevolezza politica, ne dimostrano la cecità amministrativa e il dilettantismo istituzionale a tal punto, che si rischia di affossare definitivamente il molo reggino.
Sembra una mossa strategica, quella di essersi appellati al Tar e di aver richiamato l’attenzione del Consiglio di Stato e i meno accorti, riconoscono al sindaco, addirittura, il genio governativo.
Il punto è che se l’accordo progettuale Diano-Caront&Tourist può ancora avere qualche spiraglio, proprio per l’ok accordato al Ministero competente, il quale esclude danni ambientali, è perché l’amministrazione Falcomatà si muove al ritmo di un bradipo.
Come avevamo già detto da tempo, quindi, la questione non è da rimettere ai tribunali, ma bisogna avere la forza e l’energia di arrivare fino a Roma, per dire che del progetto in questione, il quale trasformerebbe la darsena in un via-vai di tir inquinanti e devastanti per il porto, non se ne fa nulla, perché Reggio ha bisogno di un altro progetto, perché il Comune ha un’altra idea di sviluppo per la città.
Ma ciò rimanda ad un’altra questione cruciale: Falcomatà ha il peso politico necessario per opporsi? Fin ad ora non sembra averlo granché dimostrato, e persino quando in capo ai ministeri c’erano uomini del PD non ha saputo cogliere l’occasione per trarne qualcosa di buono sulla vicenda, né ha saputo o voluto fare quelle mosse politiche determinanti, che almeno ci avrebbero fatto guadagnare uno scatto d’orgoglio.
A questo punto come scongiurare l’ipotesi della tratta per i mezzi pesanti? Falcomatà metta in campo il peso politico, che da anni dice di avere e che, una volta sì e due pure, ci ricorda.
Fintanto che nelle istituzioni locali, di livello metropolitano e quindi determinante, avremo politici che non sono in grado di alzare la voce e di tenere il punto con difesa estrema del proprio territorio, di non guardare in faccia gli interessi personali né di partito, fino ad allora, nulla potrà cambiare per il Sud.
Laddove invece, gli amministratori locali sapranno alzare il vessillo municipale e si sapranno fare garanti presso i signori del governo, allora le cose si muoveranno: bene, è arrivato il momento di fare azioni politiche per Falcomatà e di mostrare ai suoi concittadini di quale pasta è fatto.