Reggio Calabria

Saline Joniche: Ancadic chiede il perchè della sospensione dei lavori sul viadotto ferroviario “OGR Saline Joniche”

lavori ogr saline joniche

Preso atto che sono fermi gli interventi annunciati all’ANCADIC in data 10 febbraio 2020 dalla Direzione Generale per il Trasporto e le Infrastrutture  Ferroviarie-Divisione 6 Roma, consistenti nel ripristino delle parti ammalorate sul viadotto ferroviario OGR, sul ponte ferroviario “Molaro I” e sulle opere minori che risultano ammalorate, tra cui il muro di  sottoscarpa di via delle Viole, oggetto di segnalazione dell’ANCADIC,  abbiamo chiesto lo scorso 23 febbraio alla succitata Direzione Generale, interessando il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti e altri enti competenti, di conoscere i motivi per i quali i lavori non hanno avuto seguito dopo aver eseguito soltanto un intervento di ripristino nella sezione del viadotto sovrastante la Ss 106, pertanto non sono stati rimossi i pericoli associati al distacco di porzioni di “copriferro”.

Si evidenziava il potenziale pericolo per la pubblica e privata incolumità visto che il viadotto OGR sovrappassa anche la linea ferroviaria Metaponto/Reggio Calabria e la via delle Viole che costeggia il frequentatissimo tratto di spiaggia ricadente in località marina molto frequentata sia d’estate che d’inverno.

Perciò non avendo eseguito le opere di ripristino corticale perdurando questa situazione con il passare del tempo si potranno verificare criticità strutturali, considerazione di non poca entità a nostro avviso.

Considerato che sono trascorsi vent’anni dalla chiusura all’esercizio del viadotto in questione che era funzionale alle Officine Grandi Riparazioni materiale ferroviario, è stato anche chiesto di sapere quale fosse il fine di questo impianto anche in considerazione che c’è stato un bando di vendita la cui asta sarebbe ancora aperta.

Non è mancato di rilevare il fallimento del Porto di Saline, degli impianti industriali di Gioia Tauro, della liquichimica, oltre a queste Officine ex OMECA, oggi Hitachi, con tutto il materiale in stato di potenziale degrado.  Resta da dire che in questi anni non è mai stata presa seriamente in considerazione nessuna ipotesi di riconversione dell’area.

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