Sanità calabrese, Mazza (CMG): la riforma mancata: “Dovevano essere 8 aziende, non 5”
Lamezia Terme, 20 giugno 2024 – La sanità calabrese torna al centro del dibattito politico, con una riflessione sulle scelte del passato e sulle conseguenze che queste hanno avuto sul presente. A riaccendere i riflettori è Domenico Mazza che in una nota stampa riporta l’attenzione a un’intervista all’ex assessore alla Sanità, Doris Lo Moro, risalente al 2021, in cui si parla di una riforma che avrebbe dovuto prevedere 8 aziende sanitarie, anziché le 5 attuali.
Prima della riforma che ha portato alla nascita delle 5 ASP, in Calabria operavano 11 ASL, caratterizzate da una base locale e non provinciale. Una scelta, quest’ultima, che ha portato alla chiusura di 6 ex ASL (Palmi, Locri, Lamezia, Paola, Castrovillari e Rossano), senza tener conto dell’orografia del territorio calabrese.
“Stabilire nottetempo la chiusura, sic et simpliciter, di ben 6 ex ASL, senza porsi minimamente il problema della orogenesi territoriale calabrese, fu un errore di non poco conto”, afferma Domenico Mazza, che ha riportato alla luce l’intervista alla Lo Moro.
A quasi vent’anni dalla riforma, la necessità di una riorganizzazione del sistema sanitario calabrese sembra essere sempre più impellente. La recente richiesta del Presidente della Regione Calabria di dichiarare lo stato di emergenza del settore ospedaliero ne è una testimonianza.
“Invito qualche novello sognatore della Sibaritide e del Comune di Corigliano-Rossano che immagina la creazione di nuovi orti dove potrebbero sorgere praterie, a ritornare con i piedi per terra, riflettendo sulla bontà e concretezza delle idee promosse”, dichiara Mazza.
La questione sanitaria, tuttavia, non è l’unico ambito in cui si sente la necessità di una riorganizzazione del regionalismo amministrativo. Anche altri servizi, come la giustizia, la sicurezza e la conservatoria, dovrebbero rispettare i principi di omogeneità territoriale.
“Mi auguro che un distratto Establishment pitagorico, inizi a pensare in grande abbandonando la condizione di limbo amministrativo del Crotonese per aprirsi a una visione accurata e puntuale di tutto l’Arco Jonico calabrese“, conclude Mazza, auspicando una nuova prospettiva territoriale, rispettosa dei numeri necessari a trasformare le idee in progetti politici concreti.