Siclari (Fi): “Calabria zona rossa? Lo Stato si è fermato a Eboli”
Oggi lo Stato, che in 160 anni non ha risolto la questione meridionale e che non garantisce un’assistenza sanitaria decorosa ai cittadini calabresi, dichiara la Calabria “zona rossa”, nonostante sia la regione con meno contagi sia in valore numerico assoluto che in percentuale, solo e soltanto perché, rispetto a tutto il resto del Paese, in Calabria, lo stesso Stato non ha garantito, in quasi 75 di storia repubblicana, il servizio sanitario.
Oggi si sancisce, purtroppo ed a malincuore, che la Calabria non è Italia, c’è l’Italia che ha l’alta velocità e c’è la Calabria che non ce l’ha, c’è l’Italia che compete con le potenze economiche internazionali e c’è la Calabria che è un’area depressa e con un’economia in continua recessione, c’è l’Italia che, anche in presenza di una pandemia gravissima, garantisce l’assistenza sanitaria e c’è una Calabria che non garantisce ricoveri, posti in terapia intensiva e subintensiva, assistenza domiciliare. I calabresi devono subire Livelli Essenziali di Assistenza indegni di un Paese civile, sono costretti all’emigrazione sanitaria per curarsi e la Regione Calabria è in piano di rientro e commissariata da oltre 10 anni, senza che il debito sanitario regionale si sia ridotto: oltre al danno la beffa, sacrifici senza la risoluzione del problema.
Ci sono quindi due Italia, un centronord, evoluto, sviluppato e prospero, un centrosud più povero ed arretrato, ma con aree in via di sviluppo e poi c’è la Calabria, abbandonata dallo Stato, che sembra aver realizzato la piena arretratezza e l’impossibilità di sviluppo di un territorio, non più in arretrato di anni o decenni, ma di secoli, come tristemente narrava Primo Levi nel celeberrimo romanzo “Cristo si è fermato ad Eboli”. Già in campagna elettorale avevo individuato il problema principale della Calabria nella mancanza ed inadeguatezza dell’assistenza sanitaria. “In Calabria, dunque, o paghi per avere prestazioni private o scappi, e anche qui servono le possibilità economiche, o muori.
I casi di malasanità balzano agli onori della cronaca giornalmente e noi non possiamo rimanere a guardare. Dobbiamo porre fine al commissariamento che ha portato a tutto questo”, questa è la parte finale del mio intervento in Senato in occasione della fiducia al primo governo Conte. Da allora nulla è cambiato anzi la situazione è peggiorata con il decreto Calabria che ha commissariato ulteriormente la sanità calabrese in base al pregiudizio mafioso ed al sospetto di infiltrazioni.
Quasi 500 calabresi, assieme a me, hanno protestato a Piazza Montecitorio contro quel decreto Calabria che ha ulteriormente affossato le speranze di una terra di avere un minimo di dignità nelle cure sanitarie ed un’assistenza ospedaliera e territoriale da paese occidentale e non da paese sottosviluppato. Ha concluso così il senatore azzurro.