Reggio Calabria

Strutture psichiatriche, il 17 luglio udienza al TAR ma le speranze sono ridotte al lumicino

Siamo alla vigilia di un appuntamento che rischia di essere ormai inutile, ossia l’udienza al TAR che dovrà pronunciarsi sul ricorso presentato dalle cinque strutture residenziali psichiatriche contro l’esclusione dal processo di accreditamento decretato dalla Regione Calabria.

Una esclusione che ha stravolto tutte quelle che sono state le indicazioni date dalla stessa Regione Calabria sin dal 2015, quando si avviò il Tavolo tecnico per superare la “cancellazione” delle strutture reggine a seguito dell’approvazione della legge regionale 24/2008, che di fatto escludeva il modello gestionale adottato nel reggino dopo la chiusura del manicomio cittadino.

Dopo anni di battaglie, presidi, manifestazioni, finanche occupazioni e altri inziative di protesta, siamo ormai a un epilogo che, a prescindere da quale sarà la decisione del TAR, rischia di vedere le cooperative costrette a chiudere i battenti per l’insostenibilità economica di una situazione che si trascina da troppo tempo.

Quello di cui forse non ci si rende ben conto ancora è che non siamo solo di fronte al dramma di 80 lavoratrici e lavoratori che perderanno il loro posto di lavoro. Cosa ne sarà degli ospiti?

Qualche giorno fa abbiamo usato il termine deportazione per prefigurare quale sarà il loro futuro. Ma se qualcuno può pensare si tratti di un’esagerazione guardiamo cosa sta succedendo in questi giorni a Camini, dopo la chiusura della Chimera, la struttura psichiatrica che non è riuscita a sostenere le difficoltà economiche dovute ai mancati pagamenti da parte dell’Asp di Reggio Calabria.

Degli ospiti presenti circa la metà è stata mandata tra Pavia e Isernia, chiaramente a carico della sanità pubblica regionale e con rette che quasi doppiano quelle applicate in Calabria. Alla faccia di qualsiasi logica di contenimento delle spese.

L’altra metà è stata mandata a casa. Vero è che il compito di queste strutture è proprio quello di reinserire gli ospiti nella normale vita quotidiana.

Strano però che questo avvenga giusto a seguito della chiusura della struttura e per una percentuale così alta di ospiti. Non vorremmo che, ancora una volta, si scarichi sulle famiglie il costo dell’incapacità o della mancata volontà politica di superare una problematica annosa.

Non è quindi con speranza che attenderemo l’esito del TAR di domani, ma sarà comunque un ulteriore tassello di una storia che dovrebbe essere maggiormente attenzionata dalla Procura, dalla Corte dei Conti, da tutti gli organi di vigilanza e controllo, perché ogni nuovo passaggio rappresenta una palese violazione di diritti di pazienti, lavoratori e cittadini, spacciata per ripristino della legalità.

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