USB Reggio Calabria “nella Piana di Gioia Tauro si continua a spendere ma il problema abitativo degli stagionali rimane insoluto”
Ancora una volta al Comune di Rosarno è dovuto intervenire per sanare la vicenda delle palazzine di contrada Serricella, tuttora in attesa di collaudo, ed evitare così di pagare una infrazione che lo avrebbe portato in una situazione finanziaria estremamente difficile.
Una scelta quindi obbligata, che ha reso necessario però l’impiego di risorse destinate ad altri fondamentali settori sociali.
Questa è la vera storia delle Palazzine costruite malamente per i migranti e poi lasciate all’incuria.
Una vicenda questa, come molte altre del resto, che dimostra cosa sia in realtà la malagestione delle politiche di accoglienza dei lavoratori braccianti nella Piana di Gioia Tauro da parte delle istituzioni.
Il paradosso è che, una volta rimesse a posto le palazzine, l’amministrazione comunale rischia di non avere i finanziamenti necessari per gestirle. Lasciandole di nuovo chiuse.
In questa vicenda i grandi assenti però si chiamano Regione Calabria e Governo, che sono completamente e colpevolmente latitanti rispetto al tema.
Pochi mesi fa, il Comune di Gioia Tauro ha votato contro la costruzione del nuovo campo che si vorrebbe realizzare presso l’ex Opera Sila.
Non sappiamo se dietro questa decisione ci fosse la volontà di non vedere realizzata l’ennesima soluzione ghettizzante, o solo quella di non accollarsi “problemi” oggi in capo ad altri territori. Certo è che quel voto contrario ha di fatto bloccato un ulteriore e grave sperpero di denaro pubblico per atri circa 12 milioni di euro.
Un paradosso, perché mentre si lasciavano marcire le case di contrada Serricella si voleva procedere alla costruzione di un nuovo campo per lavoratori braccianti.
Cosa ci dice questa storia allora? Che manca una agenzia pubblica per l’abitare che programmi politiche ed interventi strutturali per gestire degnamente l’accoglienza dei lavoratori braccianti. Lavoratori che permettono alla nostra agricoltura di restare in piedi.
Invece di continuare a fare campi si impegnino i finanziamenti previsti per il progetto bloccato dal Comune di Gioia Tauro e si proceda in questa direzione, sostenendo così il comune di Rosarno e le esperienze di buone pratiche dell’abitare diffuso. Case invece che campi.
Politiche meno dispendiose e più efficaci. L’esperienza prodotta in questi anni dalla Caritas di Drosi e l’ostello sociale Dambe so di San Ferdinando dimostrano che è possibile intervenire in maniera efficace con un rapporto costi benefici imparagonabile rispetto ai progetti fino ad ora posti in essere.
Chiediamo alla Regione Calabria di intervenire velocemente in queste senso, chiamando anche la filiera agricola e soprattutto la Grande Distribuzione Organizzata a partecipare alle spese di accoglienza, senza continuare a produrre altro sperpero di denaro pubblico.
I lavoratori braccianti ed i cittadini hanno già pagato abbastanza per questa incapacità fino ad oggi dimostrata.