Violenza sulle donne a Lamezia Terme, Doris Lo Moro “emergono i risultati dell’impegno politico e civile, ma bisogna proseguire nella battaglia per la libertà e la dignità femminile”

«I 62 casi di violenza di genere registrati nel 2024 a Lamezia Terme indicano che molte donne della nostra città, nonostante il dolore subito e la conseguente fragilità, hanno coscienza dei propri diritti e quindi il coraggio della denuncia, anche se non abbiamo ancora elementi sulla loro autonomia economica».
È quanto afferma Doris Lo Moro, candidata sindaco di Lamezia Terme, rispetto ai dati sulla violenza di genere a Lamezia Terme, forniti dalla Polizia di Stato in occasione del suo 173° anniversario.
«Significa che le continue battaglie condotte negli anni sul piano politico, non soltanto in ambito parlamentare, hanno prodotto sottolinea Lo Moro consapevolezza diffusa.
Nel contempo, vuol dire che i Centri antiviolenza hanno saputo svolgere tanta prevenzione e seguire, assistere e accompagnare le donne vittime di soprusi, le quali hanno maturato la forza e la determinazione per difendere la loro libertà e dignità. Finalmente, emerge una realtà che era stata nascosta e dimenticata a lungo».
«Ora avverte Lo Moro dobbiamo continuare questa battaglia di civiltà, emancipazione ed eguaglianza, anche con un ampio progetto di sensibilizzazione che coinvolga le scuole e tutta la comunità per favorire una maggiore presa di coscienza.
A Lamezia Terme c’è bisogno di un intervento educativo e sociale in grado di contrastare stereotipi e culture che legittimano l’abuso e il dominio maschile».
«Abbiamo il dovere di intensificare le iniziative di prevenzione, con le Forze dell’ordine, le altre istituzioni locali, le associazioni e tutte le agenzie di formazione.
Come candidata sindaco, ritengo che si tratti di una priorità assoluta. Una città in cui vivere bene si misura dalla capacità di proteggere le persone più esposte e di costruire relazioni fondate sul rispetto reciproco.
La sicurezza viene da politiche culturali, educative e sociali mirate, non – conclude Lo Moro – da una mera opera di repressione».